Gli Agostini Venerosi della Seta acquistarono il borgo di Corliano il 17 giugno 1536 per 1500 fiorini dagli Spini di Firenze, che vi avevano intrapreso lavori fin dalla prima metà del XV secolo sui ruderi del castello dei Pagano Eburiaci e della villa dei Venulei, duoviri della colonia pisana che nel 92 d.C. avevano costruito l’acquedotto di Caldaccoli e le Terme di Pisa.
Ottimo esempio di quel vigore economico che investì l’aristocrazia pisana nel XVI secolo, la villa di Corliano nel 1616 veniva descritta dal fiorentino Vincenzo Pitti come “il più bel palazzo che sia dintorno a Pisa”.
L’aspetto attuale si deve ad un intervento della seconda metà del settecento condotto dall’architetto di corte, Ignazio Pellegrini, più volte chiamato dalla committenza pisana, come dimostrano i suoi numerosi incarichi a ridisegnare le “facies” di molte residenze della campagna circostante. La facciata, la cui compatta struttura rinascimentale cinquecentesca era originariamente decorata a graffiti, fu arricchita da cornici, nicchie e finte aperture che rompono la scatola muraria. Il risultato è una sorta di diaframma che collega l’esterno con l’interno, decorato tra il 1590 e il 1593 dal pittore Andrea Boscoli con scene mitologiche, allegorie dei mesi e segni zodiacali.
Costruita dalla famiglia originariamente solo come sede di Accademie - dagli Svegliati (attestati fin dal 1588) alla Colonia Alfea, filiazione dell’Accademia dell’Arcadia, fondata a Roma nel 1690 - è divenuta residenza estiva della famiglia dalla seconda metà del settecento con la costruzione degli altri edifici del complesso monumentale: il Coffehouse, la fattoria, il frantoio e le scuderie.
Alla seconda metà del Settecento risale anche il riassetto del giardino, in cui dimorano piante secolari, già segnalate dal Targioni Tozzetti come gli esemplari di Araucaria Araucana, piantumati nel 1773.
L'assetto attuale del giardino risale comunque alla fine dell'Ottocento: nel 1884, in occasione delle nozze tra il conte Alfredo Agostini Venerosi della Seta e la contessa Teresa Marcello il parco fu rinnovato abbandonando la rigida assialità della disposizione cinquecentesca precedente, il prato di fronte alla villa fu unificato e rialzato nella zona centrale in modo da creare un lieve declivio. Solo le Araucaria Araucana ed il grande platano secolare di fronte alle scuderie, che fu piantato come Albero della Libertà dai francesi repubblicani quando fecero il loro ingresso in Toscana alla fine del Settecento, mantennero la loro posizione originaria.
Il Parco di Corliano oggi racchiude al suo interno il Coffehouse con un teatro di verzura, la scuderia, il borgo, la fattoria, il frantoio e la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo sul luogo dove sorgeva il Romitorio di Corliano dove la leggenda vuole fosse stato battezzato San Torpè (il decurione Gaius Silvius Torpetius) dall’eremita Antonino da Lucca nel 64 dC. Il frantoio, costruito alla metà del XVIII secolo, produceva l'olio delle olive (coltivate nelle tre tenute di famiglia a Corliano di San Giuliano Terme, a Colleoli di Palaia e a Capannile di Lari) che è stato esportato in Europa e nelle Americhe fino al 1921 con importanti riconoscimenti di numerose esposizioni universali del XIX secolo, ancora oggi conservati nelle cantine della Villa.
La Villa di Corliano è oggi riconosciuta come una delle più prestigiose ville rinascimentali della Toscana ed oltre ad essere ancora residenza estiva della famiglia, è anche location esclusiva in alcune porzioni, dove trovare ospitalità durante viaggi e vacanze o dove organizzare eventi privati, ricevimenti e matrimoni, offrendo ai propri ospiti la possibilità di seguire le orme di Stendhal per “[…] respirare un'aria dolce e pura, vedere paesaggi superbi, vedere bei quadri, vedere belle statue e incontrare le sensazioni celestiali date dalle belle arti e dai sentimenti appassionati”.