Articolo del 03 Agosto 2012 tratto da genova.erasuperba.it
La questione dell’ex ospedale psichiatrico di Pratozanino, frazione che sorge alle spalle di Cogoleto, è tornata alla ribalta alcuni giorni fa a causa di un incendio divampato il 25 luglio scorso all’interno dell’area dell’antico manicomio, la cui fondazione risale al 1907 e dove ancora si conservano alcuni beni di interesse culturale. Il fondo di una palazzina, il cosiddetto edificio 10 che ancora accoglie alcuni malati, è stato danneggiato e una quindicina di ospiti sono stati evacuati e trasferiti in altre strutture.
Il drammatico evento, che fortunatamente non ha provocato feriti o intossicati, è stato l’occasione per ricordare le difficili condizioni in cui sono costretti a vivere circa una ventina di pazienti psichiatrici, i quali si apprestano a passare la quinta estate all’interno di moduli prefabbricati, in attesa che vengano ultimati i lavori di ristrutturazione dei due edifici a loro destinati, i padiglioni 7 e 9.
Quella dell’ex manicomio di Cogoleto è una storia che parte da lontano, apparsa ciclicamente sui giornali come simbolo di una gestione scellerata dell’assistenza psichiatrica a Genova ed in Liguria. Una vicenda strettamente legata a quella dell’ex manicomio di Quarto ed insieme ad essa un esempio emblematico di sperpero di denaro pubblico, probabilmente senza eguali.
Il complesso di Pratozanino rientra tra i beni immobiliari dismessi dalla Regione Liguria tramite la prima operazione di “cartolarizzazione”, lanciata nel 2007 e concretizzatasi nel 2008, al fine di ripianare il pesante disavanzo economico della sanità. All’epoca finirono all’asta 390 cespiti, 134 mila metri quadrati coperti, 2,6 milioni di terreni e soprattutto i due storici manicomi liguri: Quarto, una delle zone residenziali più ambite di Genova e l’ospedale psichiatrico di Cogoleto. La gara se l’aggiudicò Fintecna Immobiliare con un’offerta di 203 milioni. In pratica per risanare la sanità pubblica i beni della Regione furono ceduti a una società del Tesoro. Successivamente gli immobili vennero trasferiti ad una società interamente controllata da Fintecna immobiliare, ovvero Valcomp due. Per quanto riguarda Pratozanino l’intero complesso è oggi proprietà di Valcomp due, come dimostrano le recinzioni poste intorno agli immensi spazi verdi e agli storici edifici, ma l’accordo raggiunto prevede che la Regione mantenga in comodato d’uso gratuito per 20 anni i padiglioni 7 e 9 che saranno ristrutturati a sue spese.
«Nell’ex manicomio di Cogoleto, venduto alla Valcomp due, la Regione oggi sta facendo lavori per 4, 3 milioni di euro per immobili che avrà in comodato d’uso ancora per pochi anni – denuncia Lorenzo Pellerano, consigliere regionale della Lista Biasotti, impegnato da tempo su questa vicenda come su quella di Quarto – Nel frattempo i pazienti di Pratozanino sono stati trasferiti “provvisoriamente” (e dopo cinque anni sono ancora lì!) in strutture prefabbricate per le quali fino a dicembre 2011 sono stati spesi 679 mila euro di affitto. Per dei malati vivere in queste condizioni ha degli effetti negativi sulla salute, senza dimenticare che andrebbe garantita la dignità delle persone. Inoltre dopo che un incendio si è sviluppato all’interno di una struttura sanitaria è logico domandarsi se esistevano ed esistono i dovuti dispositivi e sistemi di sicurezza».
Ma andiamo con ordine e vediamo da dove siamo partiti. Nella primavera 2007 l’Asl 3 manifesta l’intenzione di trasferire le funzioni sanitarie fino ad allora svolte nell’edificio 28 denominato “Ospitalità” e nell’edificio 10 gestito dalla cooperativa Giansoldi, in un altro immobile del complesso di Pratozanino. Il 27 novembre 2007 con deliberazione n. 1336 l’Asl 3 approva il progetto preliminare di ristrutturazione dei padiglioni 7 e 9.
Il problema è trovare uno spazio che ospiterà “provvisoriamente” – parola che oggi risulta beffarda – una ventina di pazienti dell’Ospitalità. Il 31 gennaio 2008 l’Asl 3 indice la gara per l’affidamento del servizio noleggio di moduli abitativi per la ricollocazione dei pazienti. Nell’aprile 2008 la gara viene vinta dalla ditta Faeterni/Tecnifor che presenta un’offerta di 288 mila euro per un periodo di noleggio di 18 mesi prorogabili di altri 6. La struttura è composta da 2 prefabbricati più grandi ed uno più piccolo, per una superficie totale di circa 726 metri quadrati. La data ipotetica di inizio noleggio era fissata per il 1 luglio 2008 ed i pazienti sarebbero dovuti rimanere in queste strutture fino all’ultimazione dei lavori nei padiglioni 7 e 9.
Quanto costano alla Regione Liguria gli interventi di ristrutturazione dei due immobili concessi in comodato d’uso per vent’anni, di cui 4 già trascorsi?
Il 24 marzo 2009 l’Asl 3 con deliberazione n. 340 approva per «Esigenze logistiche legate al trasferimento degli ospiti e alla riduzione dei disagi» il progetto di ristrutturazione del solo padiglione 9 per una spesa di 2.064.044,00 euro. La Regione sottoscrive quanto stabilito dalla delibera Asl 3 con decreto del dirigente n. 2793 del 19 ottobre 2010.
Il 26 febbraio 2010 l’Asl 3 approva la deliberazione del progetto esecutivo di ristrutturazione del padiglione 7 per una spesa di 2.272.746,11 euro. La Regione dà il suo benestare con decreto del dirigente n. 1960 del 19 luglio 2010. A conti fatti la spesa per la ristrutturazione di entrambi i padiglioni raggiunge la considerevole cifra di 4, 3 milioni di euro.
Mentre per quanto riguarda l’affitto, di proroga in proroga, come evidenziano i documenti aziendali, il noleggio dei moduli abitativi viene a costare, fino al 31 dicembre 2011, 679.200,00 euro. A causa dei ritardi nella conclusione dei lavori la spesa aumenta: per il periodo dal 1 gennaio fino al 30 giugno 2012 sono necessari altri 75.867,00 euro. Infine, con la delibera dell’Asl 3 n. 722 del 25 luglio 2012, il noleggio fino al 31 dicembre 2012 comporta un’ulteriore spesa di 72.832,32 euro. Alla fine dei conti l’esborso totale supererà i 900 mila euro.
Il nodo cruciale è comprendere qual è lo status dei lavori di ristrutturazione dei due padiglioni, considerando che nel corso degli anni, innumerevoli ritardi e continui slittamenti della data di conclusione della ristrutturazione, hanno condotto alla difficile situazione attuale. Per farlo il consigliere Lorenzo Pellerano il 3 agosto ha organizzato un sopralluogo a Pratozanino ed in questo modo abbiamo potuto vedere il cantiere con i nostri occhi. Il padiglione 9, secondo gli iniziali programmi, doveva essere ultimato addirittura nel febbraio 2011, in pratica 1 anno e mezzo fa, mentre il cantiere per il padiglione 7 è partito nel marzo 2011 e secondo contratto, doveva concludersi nell’aprile 2012.
La nuova data prevista di conclusione dei lavori per il padiglione 9 è ottobre 2012 ed in effetti, visto che esternamente appare in buone condizioni, a questo punto dovrebbe essere rispettata. Per quanto concerne il padiglione 7, invece, saranno necessari almeno altri 6 mesi, se tutto filerà per il verso giusto.
«I lavori sono stati eseguiti da due diverse ditte – spiega il dott. Marco Vaggi, direttore della Struttura Complessa Salute Mentale Distretto 8 – I problemi hanno riguardato soprattutto il padiglione 9. La direzione della Asl 3 ha dovuto rivedere il progetto, questa è la causa principale dei ritardi».
Sembra incredibile che nessuno se ne sia accorto prima ma l’azienda impegnata nella ristrutturazione ha dovuto confrontarsi con inconvenienti tecnici di non poco conto, ad esempio l’assenza delle fondamenta. Inoltre all’interno della struttura erano presenti dei recipienti contenenti amianto che hanno ulteriormente complicato l’esecuzione dei lavori. Tutte problematiche saltate fuori successivamente, ma chi aveva la responsabilità di controllare in quali condizioni versava un immobile affidato in comodato d’uso, colpevolmente non l’ha fatto.
Senza dimenticare che ancora oggi è assente l’allacciamento all’acquedotto comunale. Circa 200 metri di collegamento che dovranno essere realizzati entro ottobre, quando si presume che il padiglione 7 sia completato.
«I prefabbricati accolgono i pazienti dell’Ospitalità ed in tutti questi anni il loro numero si è mantenuto intorno alla ventina – spiega il dott. Vaggi – Il padiglione 9 è destinato ad ospitare questi pazienti. Il 9 diventerà una Rsa sulle 24 ore. Organizzato in vari alloggi che garantiranno 28 posti letto. Il padiglione 7, invece, accoglierà i malati che ancora si trovano nell’edificio della Giansoldi. Il 7 diventerà una residenza protetta. Organizzato come un reparto, quindi con stanze ma anche con spazi comuni (palestra, laboratori, luoghi per attività di gruppo) per un totale di 20 posti letto».
Dopo l’incendio che il 25 luglio scorso ha danneggiato l’edificio della Giansoldi alcuni malati sono stati spostati nei prefabbricati, mentre altri sono stati trasferiti in strutture esterne.
«Il progetto prevede che tutti i pazienti trovino posto nei nuovi padiglioni, senza farli rientrare nell’edificio della Giansoldi, visto che ormai da anni è stata decisa la loro ricollocazione – sottolinea Vaggi – l’edificio 10 è molto vecchio e, già prima dell’evento del 25 luglio, aveva diversi problemi. L’incendio consentirà di accelerare i tempi. La popolazione dei pazienti di Pratozanino è eterogenea – continua il dott. Vaggi – Ci sono persone anziane che da lungo tempo vivono qui e persone ancora in giovane età che presentano patologie psichiatriche più attive. L’obiettivo è ricollocare i malati attraverso criteri adeguati, a seconda dell’intensità di cura necessaria. Gli anziani saranno trasferiti in strutture residenziali idonee per le loro condizioni, i giovani rimarranno nei nuovi padiglioni. Tra i due immobili ci saranno spazi verdi ed aree comuni per offrire maggiore possibilità di movimento ai pazienti. L’ideale sarebbe riuscire a creare un’apertura verso l’esterno, rompendo l’obsoleto concetto di chiusura che caratterizzava gli antichi manicomi».
Il dott. Vaggi, anche senza volersi sbilanciare troppo, mostra perplessità in merito alle scelte compiute da Regione ed azienda sanitaria «Ovviamente tutto sarebbe stato più facile se i padiglioni fossero rimasti di proprietà dell’Asl 3 e non in comodato d’uso. D’altra parte lo stesso Comune di Cogoleto ha sempre dimostrato un forte impegno affinché a Pratozanino fossero conservate delle strutture per pazienti psichiatrici».
Oggi davanti ai padiglioni in via di ristrutturazione corre una strada, proprietà di Valcomp due, che conduce alle aree acquistate dalla società parastatale. Quest’ultima non ha ancora reso noto che cosa intende realizzare, nel prossimo futuro, presso gli immensi spazi di Pratozanino «Avere una struttura per pazienti psichiatrici inserita in un’area viva potrebbe essere una cosa positiva – spiega Vaggi – Ad esempio se sorgessero servizi pubblici o al limite attività commerciali, non sarebbe un fatto così negativo. Alcuni pazienti avrebbero l’opportunità di muoversi, confrontandosi così con la realtà esterna. In caso contrario, se Valcomp due decidesse di costruire un quartiere di seconde case, i nuovi padiglioni rimarrebbero un’enclave in mezzo al nulla».
Secondo Lorenzo Pellerano, in merito alla disastrosa gestione dell’assistenza psichiatrica, le responsabilità dell’ente guidato da Claudio Burlando, sono enormi «Negli ultimi anni la Regione Liguria ha sprecato quasi 7 milioni di euro. Ai 4,3 milioni di euro per i due padiglioni di Pratozanino si aggiungono i 2 milioni di euro spesi per la Casa Michelini: la residenza per i pazienti psichiatrici di Quarto è stata consegnata alla Regione meno di un anno fa e venduta dopo pochi mesi per fare cassa. Esiste qualche privato che avrebbe fatto un’operazione del genere? – si domanda retoricamente il consigliere regionale – Qualcuno dovrebbe pagare, non solo i pazienti e le loro famiglie. Questi milioni di euro potevano essere utilizzati per migliorare l’assistenza, realizzando strutture pubbliche e migliorando l’integrazione con le realtà convenzionate. La Regione dovrebbe promuovere una politica di ampio respiro, non è più concepibile andare avanti con iniziative estemporanee, slegate fra di loro e che comportano costi significativi. Per quanto riguarda Pratozanino occorre riaprire la trattativa con Valcomp due – conclude Pellerano – non ha senso realizzare un progetto che tra 15 anni rischia di essere smantellato».
Matteo Quadrone
Foto e video di Daniele Orlandi