Ci sono dei frammenti che tornano a vivere. Delle memorie perdute che casualmente riemergono dal passato con una forza latente che aspetta di essere ritrovata. In questo caso parliamo del diario di A.L., un paziente sansalvino degli anni ’70, recentemente rinvenuto a San Salvi, l’ex ospedale psichiatrico di Firenze adesso in parte rivalutato.
La volontà di tradurre in teatro la storia vera di A.L. spetta alla compagnia teatrale Chille de la Balanza di Firenze, così nasce ‘Siete venuti a trovarmi?’ di e con Matteo Pecorini, giovane attore della compagnia.
Partiamo dall’inizio, da quando A.L. ci accoglie nel suo solitario ricordo di vita. Di quando con magica nostalgia rimembravi la tua Capaccio, la tua famiglia e la grande svolta di diventare carabiniere a Roma. Ci racconti tutto questo a poco a poco perché dobbiamo prendere confidenza, così prepari un caffè per noi ospiti; ma forse è arrivato qualcun altro.
-Siete venuti a trovarmi?- E in un attimo fuggi claudicante oltre la porta per accogliere nuovi immaginari (sperati) arrivati.
Riprende la narrazione. L’amore, un nuovo lavoro, lo sguardo perso verso il passato e volto verso la Fede. Poi tre figlie, la vita e poi…poi 10, 12 anni in manicomio. Così, senza una motivazione vera propria, l’abbandono da parte di tutti quelli che scrivevano e amavano A.L., compresa la moglie.
Eppure torna ‘qualcuno a trovarmi’, non c’è tempo per aspettare l’ultimo caffè, forse è arrivato qualcuno a scogliere questa estenuante solitudine. Di nuovo A.L. abbandona noi ospiti dicendoci di non sporcare né di fare chiasso, ‘altrimenti quelli si arrabbiano e non mi ridanno la mia penna’.
Rimane così, solo l’aroma del caffè in sala e lo sguardo degli spettatori in attesa, per un attimo, come lo è stato A.L. per anni, come lo sono stati centinaia di pazienti degli ex ospedali psichiatrici.
Dal lungo e meritato applauso posso dire che tutti i presenti sono sicuri di aver assistito ad una brillante ed intensa rappresentazione dal forte significato, capace di acquistare una ‘tenera’ interpretazione grazie ai gesti, alle parole e alle espressioni di Matteo Pecorini.
Il dramma della perdita di comunicazione con il mondo esterno si traduce in un atto teatrale che lascia tutti arricchiti da una nuova conoscenza, da una nuova memoria.
Elvira Macchiavelli