Il treno riparte dalla stazione di Orbetello e subito si apre uno scenario spettrale e affascinante. Quella che abbiamo davanti è una vera città industriale con strade e binari, edifici a più piani: l'ex Montedison. Completamente abbandonata dagli anni 70 ai bordi della laguna di Orbetello dove la natura si esprime generosa tra acqua e terra. L'avevo notata tutte le volte che mi recavo alla casa al mare: fosse stata ai margini di una metropoli quel luogo sarebbe stato meta delle controculture urbane, di speculazioni edilizie, un rifugio dell'emarginazione oppure oggetto di recupero architettonico. In quel contesto è invece semplicemente abbandonata al tempo.
L'idea di girare il video di "Qualcosa di fisico" si è imposta prepotente. Il brano parla di un disagio psicologico vissuto intimamente nella quotidianità. Il protagonista si infligge una piccola ferita e quest'atto di piccolo autolesionismo gli permette di ristabilire un equilibrio. Ma al tempo stesso sembra essere un'interruzione nella vita di un normale individuo, come un incidente d'auto interrompe il flusso del traffico cittadino. Abbiamo chiesto di affidare il nostro testo alla voce di Emidio Clementi dei Massimo Volume che ci ha dimostrato una generosa disponibilità. Quella location quindi con la sua dimensione di "luogo psicologico", ci sembrava adatta a descrivere le atmosfere cupe, intime e un po' enigmatiche del e soprattutto ad accogliere la danza di Alessandra. Avevo cercato informazioni sul luogo per capire come arrivarci e su google mi ero imbattuto in alcune fotografie scattate all'interno. Erano di Elvira M. (Machiavelli seppi in seguito) cui mandai subito una e-mail per capire la situazione all'interno della ex-fabbrica. Tramite lei mi sono imbattuto nel sito di Esplorazioni urbane, ed è stata una scoperta incredibile: centinaia di persone che scovano e documentano luoghi abbandonati al tempo, una fonte inesauribile di suggestioni. Ma il loro lavoro mi era sembrato subito di uno spessore non solo estetico, soprattutto quello sugli ex-manicomi mi sembrava una testimonianza etica importante.
Messo su insieme uno staff entusiasta per le riprese, effettuammo qualche sopralluogo, affittammo una fotocamera con 150 euro (le uniche spese per il video!) e girammo un bel po' di materiale in un pomeriggio di agosto. La luce era perfetta. La scenografia naturale di un film di Tarkovskij. All'interno di quei luoghi, si stende un silenzio irreale, solo il vento che proviene dalla laguna illuminata si insinua tra quei ruderi. L'architettura è incredibile: la scena della danza vorticosa in cui Alessandra indossa un abito nero è girata in un immenso edificio il cui soffitto è un'intricata struttura lignea degna di una cattedrale. Quello che colpisce sono i segni del lavoro di centinaia di operai, dell'attività operosa dei lavoratori che è scomparsa e della natura che tenta di riappropriarsi di quei posti dai quali era stata detronizzata. Abbiamo girato ammutoliti dallo spettacolo e dalla danza solitaria di Alessandra tra i detriti di quella che appariva come la città morta di un'intera civiltà scomparsa. Abbiamo finito di girare alcune scene in esterno nel bosco della Feniglia e quando alla fine abbiamo visto il video montato con la musica siamo stati entusiasti: la danza, la musica, il testo, il luogo, tutto concorreva all'evocazione di uno scenario interiore. Grazie Elvira.
ecco il link al video dei ROSELUXX
http://www.youtube.com/watch?v=GmSIpiLXIAk