Montecatini a mare [modifica]
Lo stabilimento Acque della Salute fu costruito, a partire dal 1903, su progetto dell'ingegnere Angiolo Badaloni, autore anche del grande Mercato delle vettovaglie di Livorno. L'area prescelta era quella posta al termine del rettilineo del viale degli Acquedotti (oggi viale Carducci), in una fascia ancora non urbanizzata ad est della città.
Qui, presso l'antico podere del Vigna, nel 1854, era stata scoperta una polla d'acqua salata idonea alla cura delle malattie dell'apparato digerente; nel 1856 alcuni cittadini si adoperarono affinché la sorgente fosse chiusa all'interno di un tempietto ottagonale per favorirne lo sfruttamento commerciale. Una iscrizione ricordava l'evento: "Scorrente per tramite occulto quest'acqua sorgiva bagnò per secoli inutilmente sotterra limo vile infecondo curiosità industre commise oggi alla scienza rilevarne i principii e l'uso benefico onde meritamente si noma acqua della salute ed ecco sopra la terra deserta non invano augurato all'utile pubblico un sorriso dell'arte". Il successo fu tanto che nei primi anni del Novecento la polla fu rilevata dalla società Acque della Salute, che decise di costruirvi intorno uno stabilimento vero e proprio.
Le terme furono completate rapidamente (l'inaugurazione si tenne nel luglio 1904), divenendo immediatamente uno dei principali centri di attrazione di Livorno, all'epoca ancora una delle capitali italiane del turismo balneare. Per quelle che raggiunsero persino l'appellativo di "Montecatini a mare", fu innalzato anche un lussuoso albergo, l'Hotel Corallo, dotato già all'epoca di ascensori elettrici.
L'attività delle Acque della Salute proseguì fino alla seconda guerra mondiale; nel dopoguerra i padiglioni dello stabilimento furono trasformati in un locale da ballo, mentre fu potenziata l'attività di imbottigliamento.
Nel 1968 un disastroso incendio danneggiò gravemente la parte monumentale del complesso, che, dal 1982, si trova all'ombra di uno squallido cavalcavia costruito sulla vicina linea ferroviaria.
Verso la fine del medesimo secolo furono avanzate alcune ipotesi di recupero, basate su un accordo tra Azienda Servizi Ambientali (ASA) e Coca-Cola, proprietaria dell'area dopo aver rilevato la STIB (Società Industrie Acque Minerali SpA)[1], a cui appartenevano le terme sin dagli anni sessanta. L'operazione si concretizzò nel versamento di una caparra di 385 milioni di Lire e la costituzione di una società, controllata da ASA, avente lo scopo di avviare il progetto di recupero (la Nuova Corallo Srl); tale progetto prevedeva comunque la costruzione di alcuni nuovi edifici nell'area prossima allo stabilimento.[2]Tuttavia, il piano non si concretizzò, complice anche il riassetto societario e la privatizzazione di ASA SpA.[3]
All'inizio del 2005 le Acque della Salute furono acquistate da un gruppo di impreditori livornesi, che quindi presentarono un piano di trasformazione parziale dell'area in oggetto, con la costruzione di circa 120 appartamenti in luogo degli ex magazzini posti dietro il complesso.[4] L'accordo pubblico-privato prevedeva la cessione del parco e degli edifici monumentali al Comune di Livorno e un contributo, da parte della società proprietaria, di circa 300.000 Euro per l'intervento di messa in sicurezza e ripristino del parco.[5]
Ciò non migliorò le condizioni del monumento, degradato e offeso dal tempo e da ripetuti atti vandalici. Per questo motivo, nell'agosto 2007, le terme furono sigillate con l'avvio di un'azione giudiziaria da parte della magistratura[6], conclusasi con l'assoluzione in primo grado ed in appello degli imprenditori edili indagati per la rovina del monumento.[7] Quindi, nell'ottobre 2009 furono acquisite nel patrimonio comunale, primo passaggio per il concretizzarsi del contestato progetto previsto già nel 2007.[8] Nel corso del 2010 furono avviati i lavori per la costruzione delle palazzine sul retro dell'ex complesso termale, ancora in rovina, mentre nella prima metà del 2011 cominciarono le operazioni per la pulizia del parco e la messa in sicurezza della sola zona verde.
Il progetto di Badaloni si articola in tre edifici funzionalmente distinti, collegati tra loro da eleganti colonnati e disposti attorno ad un giardino aperto verso la strada: i padiglioni sono impreziositi da una elegante decorazione liberty e, dal punto di vista della tecnica costruttiva, dall'impiego di molti elementi incalcestruzzo armato secondo la tecnica Hennebique.
L'edificio a sinistra del corpo centrale accoglieva i laboratori medici e gli uffici della direzione; il padiglione destro, simile al precedente e caratterizzato da un'abside, era invece destinato alla distribuzione delle acque, alle quali venne dato il nome di Sovrana, Corallo, Corzia, Preziosa e Vittoria, così da distinguerne le proprietà terapeutiche. Entrambi i padiglioni presentano maioliche, realizzate dall'artista Ernesto Bellandi, inserite a lato delle arcate che definiscono gli ingressi ai due edifici. Il corpo centrale, ornato da un grande portico ad arcate a tutto sesto, ospitava, al piano seminterrato, i bagni per il trattamento termale, mentre, al piano superiore si trovava un grande salone delle feste, affiancato da alcune sale minori risevate ad attività ricreative e ad un ristorante.
Nel parco sorge un edificio sormontato da un loggiato ed un tempo destinato ad ospitare alcuni negozi; fu progettato dall'ingegner Adriano Unis, collaboratore di Badaloni.
Le Acque della Salute rappresentano una delle più significative architetture di Livorno, come dimostrano i numerosi studi realizzati in proposito.[9] L'opera risente notevolmente delle influenze liberty d'inizio Novecento, soprattutto in alcuni dettagli, primi tra tutti gli infissi lignei, intagliati secondo motivi squisitamente floreali. Tuttavia, l'apparato decorativo ed ornamentale è applicato ad un impianto ancora legato alla tradizione: ciò è evidente nella facciata del corpo principale, schermata da arcate a tutto sesto e sulla quale sono solo applicati fregi e altri elementi derivati da un ricco repertorio naturalistico.[10] Ancora classicheggiante è l'Hotel Corallo, il monolitico edificio inaugurato nel 1907 a lato dello stabilimento: anche in questo caso gli aspetti più vicini all'Art Nouveau sono da ricercare nelle finiture che adornano le numerose aperture dei prospetti.