Non si sa molto a proposito di questa grande villa in disfacimento. I tetti sono stati ristrutturati seppur l’interno sia pericolante. I caminetti sono stati smurati con forza, non ci sono affreschi pregiati il che fa pensare ad una villa adibita a fattoria agreste. Al di là della corte interna si possono visitare le grandi cantine con solo le basi delle botti; ricordi di vino e lavoro.
Oltre il buio, una grande stanza con ricordi di persone: un cassetto con dentro una vecchia esca da pescatore, una coppa di un premio lasciata vicino ad una finestra, un cappello da bersagliere logorato dagli insetti. E ancora, oltre una porta socchiusa, damigiane e giochi di bambini. Chiudo la porta dei ricordi per dirigermi nella ‘biblioteca’: Antiche riviste di agricoltura, viticoltura e olivicoltura riverse sui pavimenti in cotto.
Il titolo di una recita:
‘Per l’autarchia economica il triangolo della Calciocianamide’.
Costruita intorno al XVII secolo seguendo la denominazione tardo barocca, la villa venne ampliata il secolo successivo conservando sempre la sua funzione abitativa.
Singolare il giardino: dopo anni di abbandono (anche se non si sa di preciso quanti) ha mantenuto la sua forma labirintica e romantica.
Elvira Macchiavelli