Sono sempre più convinta che tutto fa parte di un disegno più grande che ognuno di noi si porta dentro. Ogni incontro arricchisce e porta consapevolezza..
Con questo post vorrei aprire una parentesi riguardo all’inclusione (esclusione) dei bambini negli ospedali psichiatrici.
E’ un tema molto triste ma reale e simile alla realtà attuale, ma poco conosciuta, dei bambini nelle carceri: figli di madri recluse che condividono la loro quotidianità dietro le sbarre, oltre un muro.
Per aprire questa infinita parentesi vorrei proporvi un frammento della poesia ‘L’uomo che con me divide’ del poeta Alberto Bevilacqua, tratto dal libro ‘La Crudeltà’. Non ci sono notizie certe, ma si suppone che l’artista sia stato per un periodo degente del manicomio di Colorno.
‘(…)
Ieri ci ha battuto alla porta
Nel suo silenzio vecchio, un bambino
Della corsia pediatrica, indicava
Col dito e piangeva le solite
Cose invisibili, inaudite
Nella sua perdizione già adulta
-allora
portandogli le sedie più vicino
illusi con un gesto
da nulla d’annullare una distanza
d’anima, ho capito che avrebbe
potuto esser figlio d’entrambi
o noi suoi figli, nello zero
del Tempo che ammutoliva: che dorma
-abbiam detto- sulle nostre
braccia, povero mucchio d’ossa
da poco nate e subito affacciate
alle fosse che siamo
di due vite scavate oltre il fondo.
a svegliarcene è stata una mossa
d’amante, al mattino, che lieve
il braccio sfila dal fianco
dell’esausto compagno: una neve
di luce l’ha dissolto, stanco
d’averci vegliato- di lui, bambino
restava il passo che in fondo
al corridoio lo portava
con la sua pietà d’assassino’.
Seguiranno altri interventi su questo tema con la speranza che nessuna anima venga dimenticata, con la speranza che i nostri bambini siano sempre felici e compresi.
Elvira Macchiavelli