Lì non si va…ripieghiamo verso il sanatorio B.’
‘I compagni’ dell’urbex erano giunti in ‘trasferta’ per un’esplorazione che sarebbe stata a dir poco eccezionale se solo l’impresa sarebbe riuscita…purtroppo per cause di forze maggiori, ci siamo trovati pressati come sardine in macchina a sfrecciare per il caos cittadino verso questo ex sanatorio che vi ho accennato. Il blocco di cemento bianco, (grande e decadente) tremendamente freddo, domina una collina con fare quasi minaccioso: sembra un mostro dormiente per niente felice di accogliere curiosi: è ermetico, chiuso, celato da sguardi indiscreti seppur trivellato dai colpi del tempo e del vandalismo. Volete sapere? Avevo paura, paura che il complesso fosse occupato (fino a poco tempo fa lo era): tra me dicevo ‘è troppo grande, come possono cinque persone stare ‘sicure’ qui dentro? Come possono tenere sott’occhio ogni angolo e stanza?’ Tempo di farmi questa breve analisi di coscienza che già ero tra l’odore di umido e porte sfondate che sistemavo l’obiettivo prestato gentilmente da D. Salgo i piani, 1, 2, 3, 4, 5, 6 fino al settimo: le porte bianche e pesanti dei corridoi sbattono, si crepano i muri, le scale danno le vertigini. Là dove c’erano gli archivi, il vuoto, il deposito delle schede cliniche, era il vecchio cinema.Negli schedari solo polvere, la storia dell’ex sanatorio, come quella di molti luoghi, è appesa ad un filo digitale che racconta: ‘La struttura è progettato e costruita sotto la cura dell'ufficio tecnico dell'Infps. I lavori partono ufficialmente il 24 giugno 1934 e dopo alcune difficoltà gestionali, il complesso ospedaliero B. viene terminato nel 1939. Dopo la guerra, la malattia tubercolare diminuì notevolmente così che l’ex sanatorio terminò i suoi giorni come ospedale nel 1989. L’edificio verge in uno stato di degrado ’…e di abbandono.
Elvira Macchiavelli