Antoine Marie Joseph Artaud nacque da una famiglia borghese. Suo padre, Antoine Roi, era capitano di lungo corso e sua madre, Euphrasie Nalpas, era originaria di Smirne (Turchia). I suoi ricordi d'infanzia rievocano un clima di affetto e calore, turbato però dal manifestarsi di una grave malattia. All'età di quattro anni, infatti, Antonin fu colpito da una grave forma di meningite, alla quale furono attribuiti tutti i problemi neurologici di cui Artaud soffrì in seguito, in particolare crisi di nevralgia, balbuzie ed episodi di depressione grave.
Artaud subì quindi una lunga serie di ricoveri in sanatorio, con una pausa di due mesi (tra il giugno ed il luglio del 1916), durante i quali Artaud si arruolò nell'esercito, dal quale venne presto scartato per episodi (autoindotti) di sonnambulismo. Durante i periodi trascorsi in sanatorio lesse Rimbaud, Baudelaire e Poe. Nel maggio 1919 il direttore del sanatorio gli prescrisse il laudano, facendolo precipitare nella dipendenza a vita dagli oppiacei.
Nel marzo 1920 Artaud si trasferì a Parigi, si avvicinò ai surrealisti ed iniziò ad interessarsi di teatro. Quello stesso anno incontrò Lugné-Poë, direttore del Théâtre de l'Œuvre, noto per mettere in scena autori come Maurice Maeterlinck, Alfred Jarry, Oscar Wilde, Henrik Ibsen, contro i gusti di un teatro francese sclerotizzato sul repertorio del Secondo Impero, fatto di commedie borghesi e tragedie antiche. Assunto da Lugné-Poë, Artaud rivelò grandi doti di attore e di artista eclettico, creando scene e costumi per La vita è sogno di Calderón de la Barca. In seguito, su suggerimento di Max Jacob, lavorò con Charles Dullin, che aveva da poco fondato il Théâtre de l'Atelier, riprendendo la riforma di Jacques Copeau interrotta dalla Prima guerra mondiale. Nel 1923 lasciò Dullin e passò nella compagnia di Georges e Ludmilla Pitoëff.
Sempre nel 1923, la prima raccolta di scritti di Artaud venne rifiutata da Jacques Rivière, direttore della Nouvelle Revue Française, e fra i due iniziò una corrispondenza, nella quale Artaud spiegava come la scrittura fosse per lui una lotta contro il pensiero che lo abbandonava, contro il nulla che lo invadeva:
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« Il pensiero mi abbandona a tutti i livelli. Dalla pura essenza del pensiero fino al fatto esteriore della sua materializzazione attraverso le parole. Parole, forme di frasi, direzioni interiori del pensiero, reazioni semplici dello spirito, sono alla costante ricerca del mio essere intellettuale »
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(A. Artaud)
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Jacques Rivière pubblicò la corrispondenza sulla rivista[2].
Deluso dal teatro che gli proponeva solo piccoli ruoli, Artaud si volse al cinema, alla ricerca di maggiore spazio. Si rivolse allora a suo cugino Louis Nalpas, direttore artistico della Société des Cinéromans, che gli fece ottenere una parte in Surcouf, le roi des corsaire di Luitz-Morat e in Fait divers, un cortometraggio di Claude Autant-Lara, girato nel marzo 1924.
Divenuto per qualche tempo direttore dell'Ufficio delle ricerche surrealiste, scrisse varie sceneggiature cinematografiche e alcuni poemi in prosa, ed alcuni dei suoi testi furono pubblicati su La Révolution surréaliste, l'organo del gruppo surrealista. Alla fine del 1926, nel corso di una riunione del gruppo, venne proposta l'adesione al partito comunista francese. La proposta si scontrava con l'idea di rivoluzione spirituale totale, non politica, che Artaud aveva espresso in una dichiarazione adottata dai surrealisti il 27 gennaio 1925:
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« Il SURREALISMO non è un movimento espressivo nuovo o più facile, né una metafisica della poesia; è un mezzo di liberazione totale dello spirito »
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(A. Artaud[3])
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Artaud si oppose all'adesione, e fu escluso dal movimento surrealista.
Sempre grazie all'intermediazione del cugino Louis Nalpas, Artaud entrò in contatto in questo periodo con Abel Gance, che gli promise il ruolo di Marat nel film Napoléon (1927), in preparazione. Tentò anche, senza successo, di ottenere la parte di Roderick Usher nel film La chute de la maison Usher (1927) di Jean Epstein.
Nel 1926 aveva fondato con Roger Vitrac e Robert Aron il Théâtre Alfred Jarry; fu una breve esperienza, che si concluse nel 1930 e durante la quale Artaud mise in scena e diresse Le mystères de l'amour di Vitrac (1927), la sua commedia Le ventre brûlée ou la mère folle, Gigogne di Aron, Le partage de midi di Claudel (1928), Il sogno di Strindberg (1928) e Victor ou les enfants au pouvoir di Vitrac.
Nel 1931, avvenne l'incontro fondamentale con il teatro balinese, in occasione di uno spettacolo presentato nel quadro dell'Esposizione coloniale. Ne ricevette una forte impressione, decidendo di usare il teatro balinese come esempio e conferma di una convinzione maturata in lui in quel periodo: il teatro deve avere un proprio linguaggio, un linguaggio che non coincide con quello delle parole e che si fonda, all'opposto, sulla fisicità degli attori[4].
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« Dal dedalo di gesti, atteggiamenti, grida lanciate nell'aria, da evoluzioni e giravolte che non lasciano inutilizzata nessuna parte dello spazio scenico, si sprigiona il senso di un nuovo linguaggio fisico basato su segni e non più su parole »
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(A. Artaud [5])
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« Il Teatro Balinese ci rivela l'esistenza sotterranea di una sorta di vero linguaggio scenico, di una tale efficacia che sembrerebbe abolire perfino i movimenti spirituali che sembrano avergli dato nascita, e tale da rendere impossibile e inutile ogni traduzione in parole ... C'è dell'assoluto in questa sorta di costruzioni nello spazio, uno stile di vero assoluto psichico che solo degli Orientali possono rivelarsi capaci di ricercare »
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(A. Artaud, lettera a Jean Paulhan, 5 agosto 1931[6])
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Nel 1935 tentò di mettere in pratica le sue teorie teatrali elaborate sul "Teatro Della Crudeltà" (il cui primo manifesto risale al 1932, il secondo al 1933) mettendo in scena il dramma Cenci, che fu però un insuccesso.
Del 1936 è il viaggio in Messico dove fece l'esperienza del Peyote.
Nel 1937, di ritorno dall'Irlanda, Artaud venne arrestato, bloccato con una camicia di forza ed internato in diverse cliniche, dove sperimentò angoscia e fame, quindi cinquantuno cadute in coma da elettroshock. Nei primi periodi di internamento non gli fu neanche concesso di scrivere e di ricevere visite.
Nel gennaio del 1943 fu trasferito alla clinica Rodez del dr. Ferdière, sperimentatore dell'"arte terapia" ma anche sostenitore dell'utilità della terapia elettroconvulsivante.
Nella primavera del 1946 Artaud lasciò Rodez e fu accolto a Ivry nella clinica del dr. Delmas che gli permise libertà di movimenti, così che poteva recarsi quasi quotidianamente a Parigi e mantenere i contatti con le persone a cui era legato: scrittori, artisti, uomini di teatro.
Nel gennaio 1948 Artaud morì da solo nel suo pavillon, seduto di fronte al letto, con la sua scarpa in mano, forse per una dose letale del farmaco chloral.