un interessante aggiornamento su questo manicomio fatto da Luisa, mamma di Elena, che essendo della zona conosce molto bene questo ospedale
" Piccolo approfondimento, da racconti di persone che hanno lavorato in questo sanatorio e vissuto durante l’ultima guerra.
In origine era nato come sanatorio, durante la guerra fu trasformato in ospedale per i soldati feriti, soprattutto tedeschi. Morivano di setticemia, devastati dalle bombe. L’ospedale era segnalato con una grossa croce rossa sul tetto, per non essere bombardato.
Lì ci arrivavano feriti gravissimi, a cui bisognava amputare braccia o gambe. Gli arti venivano poi bruciati in una ciminiera molto alta, e a volte l’odore si diffondeva.
Poiché l’ospedale era situato nei pressi della ferrovia che spesso veniva bombardata, si sentivano i boati delle bombe, che erano molto vicine (a circa un km). Anche i pazienti, quando suonava l’allarme che preannunciava i bombardamenti, correvano a ripararsi nei rifugi sotterranei. Ma quelli immobilizzati a letto non potevano scappare e urlavano terrorizzati. Una volta un ragazzo molto giovane e infermo prese il braccio di un’infermiera e per la paura lo strinse così forte che nemmeno lei riuscì a correre al rifugio, e la trattenne lì con sé finché il bombardamento non cessò.
Con l’avanzare degli americani, i tedeschi si ritirarono e portarono via i loro feriti. Mentre i morti, furono sepolti nel cimitero del paese, con dei numeri sulle lapidi.
Dopo la guerra, l’ospedale tornò ad essere un sanatorio per malati di tisi. Quando la malattia fu debellata grazie alla scoperta della penicillina (1941), diventò un ospedale psichiatrico. "