un luogo che mi affascina e che va assolutamente salvaguardato...
Il Teatro Rivoli di Valdagno viene costruito nel 1937 all’interno dell’enorme progetto architettonico di ‘città sociale’.
Nel 1928 Gaetano Marzotto affida all’ingegner architetto, Francesco Bonfanti il compito di realizzare l’intera ‘città sociale’ che sarebbe dovuta nascere dall’altra parte del fiume rispetto alla città storica. In questa “nuova città” erano previste oltre alle case per i dirigenti, per gli impiegati e gli operai ed oltre alle opere assistenziali socio-sanitarie come l’ospedale, la casa di riposo o le scuole, dall’asilo alle superiori, anche istituzioni ricreative tra cui appunto un teatro: il Teatro Impero, nome perfettamente in linea all’ideologia fascista del periodo.
Il progetto per l’Impero risulta da subito grandioso: capace di quasi 2000 posti, 1861 per l’esattezza, in onore all’unità d’Italia, all’avanguardia per quanto riguardava le novità tecniche e riccamente decorato con vari tipi di marmo ed accessori.
Il Teatro avrebbe dovuto svolgere diverse funzioni, prime tra tutte quella di palcoscenico per spettacoli teatrali e musicali e di sala cinematografica, ma uno spazio così grande non poteva non avere anche fini propagandistici e simbolici: era un vero e proprio monumento per la città, simbolo di grandezza ed espansione nonché luogo adatto ad ospitare grandi manifestazioni ed eventi speciali come le visite ufficiali dei rappresentanti del regime (ad esempio l’8 dicembre del 1937 il Maresciallo Pietro Badoglio in visita ufficiale a Valdagno ospite del conte viene ricevuto ed omaggiato di un album con le firme di tutte le maestranze e dell’esecuzione da parte del complesso bandistico Marzotto di due pezzi, Marcia Reale e Giovinezza, proprio all’Impero).
Viene inaugurato il 28 ottobre 1937 nel giorno della ricorrenza del sedicesimo anniversario della marcia su Roma; alla sua apertura, sono presenti oltre 5000 persone che assistono alla proiezione de I Condottieri di Luis Trenker un film italo/tedesco del 1937. 1,50 lire i primi posti, 1 lira i secondi e 70 centesimi i terzi, prezzi per tutte le borse!
Da qui comincia la lunga attività del teatro, o meglio, del cinematografo Impero, a dispetto del nome. Aperto ogni giorno dalle 19.30 e dalle 15 nei giorni festivi.
Doveva sicuramente essere emozionante la vista del Teatro per una persona che vi si recava per un film o per un’opera teatrale: maestoso ed imponente sia all’esterno che all’interno. Accoglieva il pubblico già da lontano, si vedeva nitido dal fondo della via, dal quartiere delle scuole, ed una volta arrivati dinnanzi lo si vedeva dominare la piazza in cui era stato collocato. Tutto il marmo che lo avvolgeva brillava con la luce del sole e rendeva l’edificio ancor più suggestivo. Pagato il biglietto al botteghino si poteva prendere posto nella platea o nella loggia a seconda del posto scelto. I più economici erano le sedie di legno senza imbottitura della “peocina”, così chiamato in dialetto l’ultimo settore della loggia, da molti ricordato e prevalentemente occupato da chi, ai tempi, era giovane ed innamorato perché il più lontano dal palcoscenico e da occhi indiscreti! Il Teatro, in ogni modo, era costruito sia da un punto di vista strutturale che acustico in maniera tale da render perfetta la visione da qualsiasi punto della sala, anche dall’ultima fila.
La storia di questo teatro coincide con i cambiamenti storici e sociali non solo di Valdagno ma anche dell’ intera nazione; con la fine del fascismo il primo cambiamento: se fino a pochi mesi prima della caduta del regime al Teatro Impero venivano dati spettacoli in tedesco organizzati per le truppe tedesche risiedenti a Valdagno, dalla metà del 1945 l’Impero cambia nome e per pochi anni viene chiamato Teatro del Popolo in onore alla nuova ideologia generata dalla fine del secondo conflitto mondiale e diventa sede per riunioni socialiste.
Negli anni ’50 il clima politico si riassesta ed anche il Teatro trova finalmente un nome che terrà fino alla chiusura: Cinema Teatro Rivoli. Viene approntato anche il progetto di una nuova facciata che verrà realizzata e decorata alla fine degli anni quaranta da un’artista che tornerà a Valdagno in occasione della sesta edizione del premio Marzotto, nel 1956, durante la quale vinse il primo premio pittura: l’artista è il veneziano Giuseppe Santomaso. Il teatro veniva sfruttato anche per la premiazione appunto dei famosi premi Marzotto istituiti dal 1951 per volere di Paolo Marzotto.
Per la nuova facciata Santomaso realizza ed usa un tipo di piastrella particolare in rilievo con disegni stilizzati; le piastre turchesi e le superfici movimentate con nicchie bianche fanno da sfondo alla grande scritta rossa centrale Rivoli. La facciata per quanto bella risultò però molto fragile tanto che col passare degli anni divenne addirittura pericolosa dal momento che le piastrelle staccandosi dalla facciata cadevano nel piazzale sottostante. Fu così necessario rimuoverla.
Evento dopo evento, film dopo film il cinema Rivoli entra in crisi. Siamo negli anni ’70, ogni famiglia ha a disposizione un televisore che incentiva i potenziali spettatori a restare a casa davanti al piccolo schermo piuttosto che uscire per andare al cinema o a teatro. In più all’inizio degli anni ’80 vengono modificate le leggi sulla sicurezza: sono moltissime le strutture in tutta Italia che non avendo fondi necessari per la ristrutturazione si vedono costrette a chiudere i battenti.
Nel caso del Rivoli la scelta fu obbligatoria: il proprietario dello stabile possedendo un altro cinema molto più piccolo sempre a Valdagno, il Corallo, preferì portare avanti l’attività di quest’ultimo ed eliminare il peso maggiore ed ormai insormontabile del primo. Con questa decisione termina la gloria del Rivoli. Il teatro viene chiuso e nel giro di pochi anni diviene inagibile. La chiusura ufficiale avviene il 30 giugno del 1981 ad eccezione per 5 ultime rappresentazioni volute fortemente dal Club amici del teatro di Valdagno il quale gruppo poi si sposterà ed agirà esclusivamente al Teatro Super che raccoglie definitivamente l’eredità del Rivoli.