Proprio come spesso accade alle terre di confine, questo castello di frontiera e piccolo borgo abbandonato giace dagli anni Settanta in 'terra di nessuno': ufficialmente appartenente al Comune di Città della Pieve, in realtà giace in un limbo fascinoso di un’Italia medievale e rurale, che ha fatto la storia del nostro Paese, ma che ora nessuno più cura. Anche il web è molto parco di notizie su Salci, nonostante l’abbondanza di siti dedicati alle bellezze di Toscana e Umbria e l’unico riferimento utile per un profilo storiografico del borgo è www.salci.org. Salci in realtà ricorre spesso nella storia d’Italia, da Dante alla rocambolesca fuga di Garibaldi da Roma, in quanto borgo fortificato al confine tra il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio. Imboccando la strada dimenticata che vi conduce, chiunque avrà la sensazione di entrare in una bolla temporale, in uno spazio impensabile nel cuore di un Paese industrializzato e per giunta a pochi chilometri dalla soffocante A1. Piccolo, intonso gioiello di architettura medievale e rinascimentale, Salci si presenta come una grande corte fortificata circondata dalla splendida natura del Centro Italia e, varcata la sua imponente porta, ormai sempre spalancata, si avrà la sensazione di entrare in un giardino nascosto e magico, quasi un piccolo e surreale sogno infantile, abbandonato dagli uomini al rigoglio del verde spontaneo. L’ultima diaspora da Salci risale agli anni Sessanta e Settanta, quando per infinite ragioni che non è sempre facile ricostruire dai racconti, la maggior parte delle famiglie lo abbandonarono per trovare lavoro e fortuna altrove. In realtà la prima fase di abbandono pare sia partita, in base a molti racconti, durante l’epoca fascista a causa delle vessazioni subite dai contadini. Ma forse anche questa è leggenda… Prima o poi anche questo gioiello dimenticato verrà di certo recuperato e convertito, ma per ora mantiene un fascino speciale, come se fosse parte di un incantesimo spazio-temporale, e il consiglio è di visitarlo ora. Ora che è difficile immaginare come potesse essere il negozietto che vendeva tutto, dal tabacco agli alimentari, alle numerose famiglie contadine che vivevano qui separate dal mondo, ma ad esso legate da forti vincoli di parentela con i poderi delle vicinanze. Ed è anche straniante osservare i cavi dell’elettricità arrivare al nulla in cima al colle ad alimentare un paese che non vive più. Una nota infine: Salci non ha strade, ma solo un grande prato incolto nella piazza-corte interna e attorno verde a non finire