Oggi cercando su internet il dvd la Pecora nera ho trovato questo interessante articolo....
Che Ascanio Celestini è un grande già lo sapevo...ma per chi non lo conoscesse qui di seguito una cronologia di eventi e di date che faranno capire tutto ciò che "gira intorno a La Pecora Nera" che non è soltanto un film.
La pecora nera -Elogio funebre del manicomio elettrico ha aperto la Stagione teatrale 2005-2006 del Teatro Morlacchi di Perugia.
Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile dell’Umbria e da Fabbrica, la Compagnia di Celestini,
ha debuttato in prima assoluta martedì 18 ottobre 2005, dopo circa tre anni di ricerca e di laboratori condotti dall’autore.
Ascanio Celestini lavora da tempo a questo progetto: da quando, nel 2002, la sua attenzione si è rivolta alla relazione fra gli individui e le Istituzioni cardine del nostro Paese. Da questa indagine è già scaturito il racconto – rappresentazione di FABBRICA (settembre 2002, Benevento Città Festival).
Quando Celestini si è trovato a collaborare per la prima volta con il Teatro Stabile dell’Umbria, che nel 2003 ha prodotto SIRENA DEI MANTICI (storia delle acciaierie di Terni, nata nel solco della ricerca relativa a FABBRICA), l’interesse dello Stabile per la sua intenzione di raccontare la memoria dell’Istituzione manicomiale, è stato immediato ed è nato l’accordo di produrre insieme questo nuovo racconto teatrale.
Durante gli anni Settanta, nel territorio della città di Perugia, la Riforma della Psichiatria ha vissuto precocemente quella stagione rivoluzionaria e sperimentale sfociata nella Legge 180 del 1978, nota come “la Legge Basaglia”.
Nella primavera del 2003, la collaborazione dello Stabile umbro con Ascanio Celestini è partita proprio da questo e la sua ricerca sul campo, i suoi primi incontri con i testimoni della vita manicomiale, prima e dopo la Riforma, sono avvenuti a Perugia.
Da allora Celestini ha proseguito il suo lavoro in molte altre città italiane, visitando i luoghi degli ex manicomi e raccogliendo memorie ed esperienze, prevalentemente degli infermieri ma anche di medici, sempre affiancato dai gruppi di studenti e di attori che hanno partecipato alla sua ricerca.
Il processo di costruzione dello spettacolo, infatti, contiene un altro progetto: il laboratorio storie da legare.
Il laboratorio storie da legare, si è intrecciato con la ricerca di Celestini, nelle stesse città dove si è svolta la sua indagine sulla memoria manicomiale. Gli studenti e gli attori, sotto la sua guida, hanno potuto sperimentare forme e tecniche di scrittura scenica, partendo dai racconti autobiografici degli operatori psichiatrici.
È nella complessità di questo presente dove si sovrappongono la memoria del manicomio, la questione medico – psichiatrica, la terapia con i farmaci e la contenzione fisica che si va ad inserire il nostro lavoro. Un lavoro di indagine nella memoria del presente come luogo di sedimentazione di storie diverse. E sono proprio le storie che stiamo cercando. Storie di persone che hanno abitato il luogo chiuso e strutturato del manicomio, la destrutturazione dell’istituzione, la frammentazione e il mescolarsi con i territori circostanti. Ci interessano le storie personali perché tracciano una rete di prospettive diverse attraverso una questione che non può essere letta come un evento unico. Ci interessano perché sono quelle che hanno trovato una possibilità per raccontare all’esterno una vicenda che rischia costantemente di rimanere una questione privata o un problema scientifico. Ci interessano perché lavoriamo alla costruzione della drammaturgia di uno spettacolo che sarà sostanzialmente un insieme di molte storie. Una drammaturgia che per noi dovrebbe saper raccontare anche il presente della memoria e non soltanto il passato della letteratura teatrale. Una possibilità nuova per un teatro civile che sperimenti la propria “civiltà” non soltanto nelle tematiche, ma soprattutto nella possibilità che queste forniscono per mettere direttamente in relazione le persone con la propria memoria e con il proprio presente.
E poi le storie ci interessano perché mettono direttamente in comunicazione l’evento al quale si è assistito e il bisogno di comunicarlo per trasformare l’immagine personale in immaginario collettivo.
Ascanio Celestini