Articolo tratto da Era Superba 19 Novembre 2011
Sulle alture di Cogoleto esiste una piccola frazione, Pratozanino, che un tempo ospitava il manicomio provinciale. Il complesso è notevolmente esteso, un’area di circa cento ettari in cui sono dislocati diversi padiglioni immersi nel verde del bosco.
La zona viene presa in considerazione come luogo adatto alla costruzione di un manicomio a partire dal 1880, quando la Provincia di Genova si trova nella necessità di alleggerire dal sovraffollamento il manicomio cittadino di Via Galata e successivamente quello di Quarto.
La costruzione inizia effettivamente nel 1907 e quando nel 1910 avviene l’inaugurazione i pazienti sono già più di cinquecento e i padiglioni terminati dieci. Negli anni successivi vengono eretti nuovi corpi di fabbrica in virtù di una logica di completa autosufficienza del complesso: tutto viene prodotto all’interno, dal cibo all’energia elettrica. Una piccola città totalmente autonoma. Negli anni venti il numero dei degenti supera le duemila unità, e l’ospedale rimane un polo di primaria importanza fino alla legge Basaglia del 1978, con la quale comincia la dismissione dei manicomi, che a Pratozanino viene portata a termine nel 1998.
In realtà una chiusura totale dell’ospedale non è mai avvenuta, perché ancora oggi in questo luogo sono presenti dei malati, provvisoriamente sistemati in strutture prefabbricate (ormai da quattro anni) in attesa che vengano completati i lavori di ristrutturazione di due padiglioni destinati ad ospitarli. L’area infatti è stata venduta a Fintecna (società controllata dal Ministero del Tesoro, la stessa società che ha acquistato il manicomio di Quarto) nel 2008, ma questi due padiglioni sono rimasti in concessione alla Regione che li sta recuperando a proprie spese.
All’interno del complesso sopravvivono però anche alcuni beni di interesse culturale la cui integrità è messa in serio pericolo dall’incuria in cui è stato lasciato il luogo per anni.
L’Associazione Culturale Cogoleto Otto si batte per la difesa di questi beni. Siamo andati a parlare con il presidente, Maurizio Gugliotta.
La vostra associazione ha promosso una petizione in difesa dei beni da salvaguardare presenti nell’area. Quanti e quali sono?
In primo luogo la Chiesa di Santa Maria Addolorata. La chiesa è all’interno della struttura manicomiale e venne costruita nel 1933. Per una fortunata coincidenza fu terminata quando presso la struttura venne ricoverato Gino Grimaldi, artista dalla vita travagliata che trovò a Pratozanino il senso della sua esistenza. Gli venne infatti concesso di decorare l’intera chiesa.
La sua opera però non è oggi visibile nella sua interezza: gli affreschi nel luogo di culto, sottoposti all’azione del tempo e alle infiltrazioni d’acqua e umidità, sono molto degradati. Altre opere invece sono state fortunatamente asportate e messe in salvo: si tratta di due pale d’altare (una raffigurante S. Camillo e una S. Vincenzo) e tre lunette che sono state restaurate e riportate all’antico splendore, e successivamente allocate nell’Oratorio di San Lorenzo a Cogoleto dove ancora adesso si trovano, insieme a una quarta lunetta -una bozza che Grimaldi aveva cominciato e poi lasciato da parte- e un coprialtare.
Altra opera oggetto della petizione è il presepe dei ricoverati, un presepe particolarissimo (anch’esso si trova oggi a Pratozanino e ha sofferto per anni infiltrazioni d’acqua nel padiglione che lo accoglie), iniziato da un infermiere e alla cui realizzazione hanno contribuito negli anni anche i pazienti. È costituito da una parte classica rappresentante la Natività, con statue a grandezza naturale, per proseguire poi con una parte in cui i malati hanno restituito scene di vita quotidiana all’interno dell’ospedale, con raffigurazioni commoventi che ci offrono addirittura particolari come la stanza dell’elettroshock. C’è infine una terza parte con rappresentazioni di Genova nei ricordi dei ricoverati, quasi mettessero in immagine il loro desiderio di tornare a una vita normale.
L’ultimo bene oggetto della petizione è il glicine secolare, cresciuto su un pergolato che faceva ombra a una zona con panchine.
La chiesa è sottoposta a vincolo: quando la Soprintendenza pone il vincolo su un’opera, edificio o area, significa che l’oggetto del vincolo è riconosciuto bene culturale e in quanto tale tutelato. Quindi un passo in questo senso era stato fatto. Dopodiché Soprintendenza o Comune si sono mossi in funzione di un’azione di tutela e restauro dell’edificio e delle sue opere?
Qualcosa è di certo stato fatto anche prima di noi, l’Associazione Pratozanino si è occupata da vicino di questo complesso. Sicuramente c’è da essere preoccupati per quanto riguarda lo stato degli affreschi: le ultime foto sono state fatte nel 2007 e mostravano chiaramente quanto si fosse perso delle immagini originali nel giro di dieci anni. Nel frattempo sono passati altri anni ed essendo oggi l’area dichiarata cantiere, quindi non accessibile, non siamo in grado di dire in che condizioni versano oggi queste opere.
A difesa di questi beni organizzate, oltre alla petizione, una conferenza. Dove e quando?
La conferenza è il prossimo 26 novembre alle ore 16 presso l’Oratorio di S.Lorenzo a Cogoleto. La relatrice è Angela Pippo, studiosa di Gino Grimaldi, che illustrerà le opere presenti in oratorio e quelle rimaste presso la chiesa.
Chi volesse sottoscrivere la petizione può farlo presso l’oratorio, presso la sede dell’associazione, in Via Rati 37 a Cogoleto, oppure tramite il sito internet www.petizionionline.it individuando la petizione della A.C.C.O..
Claudia Baghino