Solitudine...isolamento...segregazione...ritiro, ma come si poteva soffrire di solitudine se i manicomi erano zeppi, affollatti , con sempre una moltitudine di gente, quasi una calca!
SOLITUDINE!
Eh si...senza dubbio e in base a quanto si può presumere con ogni probabilità era la solitudine dall’esclusione da ogni rapporto, da una totale mancanza d’affetti che ne facevano sentire il peso, dato che la vera solitudine era lo stato di isolamento sociale e la mancanza di relazioni significative con gli altri.
Esseri umani trasparenti nell’oscurità di stanze aride e fredde adatte ad annegare nelle loro solitudini aggrappati ai loro deliri, allucinazioni, alle loro visioni oniriche.
Tutta una contraddizione, anche lo spazio manicomiale, quasi sempre di sconfinata vastità diveniva uno spazio deserto e inospitale, spesso inabitabile e abbandonato!
Dopo tanti anni dalla loro chiusura, tanti ancora sono condannati a questo limbo di solitudine, di emarginazione e stigma. Sono state eliminate le strutture ma il problema del malato mentale resta perché il mondo dei dimenticati è una solitudine che si propaga velocemente senza orizzonti e prospettive.
Una SOLITUDINE troppo rumorosa.