Per questi auguri pasquali ho scelto due poesie di poetesse che nella Pasqua hanno colto ed espresso una simbologia che va al di là della tradizione, donne che meglio hanno interpretato lo spirito di una festa che è anche tormento. Non si può pensare infatti che la “resurrezione” sia qualcosa di avulso dal cammino di sofferenza del Cristo, la nostra “radice feroce” che non possiamo dimenticare. In un mondo profondamente in crisi che tende a dividere più che a unire, ad aumentare le differenze tra le persone che a fare uguaglianza, vivere la Pasqua secondo la prospettiva cristiana significa per ciascuno stare dentro un cammino di liberazione: saper leggere ed andare oltre la negatività del presente, mantenendoci ancorati ai valori fondamentali che hanno portato verso traguardi di umanizzazione. Molto resta ancora da fare poiché gli idoli della guerra sacrificano ancora milioni di vittime.
Auguriamo che questa Pasqua, che arriva nel bel mezzo della primavera, ci regali un momento di gioia, sorriso, fiducia e speranza.
Le due poesie proposte sono di due persone che io amo tanto, Alda Merini e Amelia Rosselli, le quali hanno avuto l’intuizione di coniugare nei testi momenti personali con la storia degli altri. Entrambe hanno conosciuto la sofferenza della follia e i loro sono versi per augurare pace, gioia, resurrezione... cioè Rinascita. Ripartenza, questa è una parola che ci piace! Abbiamo avviato recentemente nuovi eventi e ci auguriamo di proseguire presto con voi.
A tutti l'augurio di una buona Pasqua, che sia una giornata di benessere, forti sentimenti, sorrisi e riflessioni.
Auguri di cuore.
Qui è oggi
…Qui è oggi
Pasqua di Resurrezione
nel senso che si presume
che un cadavere qualsiasi,
forse quello di Dio,
ci voglia portare lontano
insieme ad altri morti.
Ma il giorno che noi ci ameremo
noi entrambi ci daremo morti,
ognuno per conto dell’altro.
Non volevamo vedere per le linee
i bisogni di pausa,
non volevamo mai sapere
dei loro ingiusti confini,
ma tu non conoscerai mai
la mia guerra
e io non conoscerò mai
la tua pace.
Ma ci ameremo ugualmente
perché questo
è il Mistero della Resurrezione,
quando l’uomo non riconosce
il mistero degli altri
e lo lascia riposare
nella seta dell’egoismo.
Alda Merini
Il Cristo trainava (sotto della sua ombrella) (la sua croce)
Il Cristo trainava (sotto della sua ombrella) (la sua croce) un informe materiale; parole trainanti nella polvere del dipinto del chiostro di vetro. Sotto della sua chiostra di vetro il Cristo trainava una sciabola. Dodici pecore sogghignavano distrattamente alla sua predica. Io montavo in arabeschi il mio pudore dozzinale, su per le vetrate ricurve della sua sala da pranzo, margherite colate in piombo su dei prati e i cieli oscuranti di blu feroce. Io salivo i gradini della pietà molto ben concentrata in se stessa, con la croce quadriforme della sua durezza alle spalle. Il Cristo incrociato era una colomba, che spaziava teneramente, lusingava con la sua coda i teneri colori del cielo appena accennato. Il Cristo deformava il mondo in mille maniere, catacombe delle lacrime. I suoi occhi Bizantini splendenti e crudeli stagliavano rondinelle nel cavo del cuore. La crudeltà si faceva forse meno maestra del mondo, o universo con la sottana troppo piccola, se lui piangeva. Io che cado supina dalla croce m’investo dellasua mantella di fasto originario. Bellezza armonia che scintilli anche per i prati ora secchiti: marmo che non cade, curva di spalla sepolta e rinata, con la spalla che intacca i geroglifìci del mondo. Forma cunea, alfabeto – triangolo, – punta al cielo le tue dita sporcate di terriccio.
Amelia Rosselli