Ho preso in considerazione la tua domanda e, se dovessi dare una risposta con impulsività e immediatezza, direi che quella sottile linea si presenta davvero sottile.
Personalmente sono una persona che pensa...pondera...riflette...studia...e allora vedo quel sottile filo non essere più così sottile.
Ci sono sicuramente delle sovrapposizioni e differenze tra manicomio e carcere...ma una parola prende possesso della mia mente con forza: LIBERTA’. La libertà è sempre stata per me la cosa più importante in assoluto, tanto da non poter immaginare la vita vissuta senza di essa. Eppure, anche se sperimentata e vissuta da altri, l’ho vissuta indirettamente come una terrificante esperienza.
Ho conosciuto nel mio percorso professionale la privazione della libertà dentro ai manicomi, ho conosciuto per esperienze indirette la privazione dentro ai manicomi giudiziari. Conosco in maniera più sommaria la privazione dentro un carcere.
RECLUSIONE, è il termine che riguarda senza dubbio gli uni e gli altri anche se con fondamentali differenze. Non posso non ricordare che negli anni settanta gli ospedali psichiatrici giudiziari sostituirono i vecchi manicomi criminali. Oggi possiamo parlare di strutture residenziali con funzioni terapeutiche riabilitative dove la permanenza è transitoria, per persone affette da disturbi mentali che commettono reati.
I manicomi e i manicomi giudiziari erano poco conosciuti relitti di una concezione punitiva della giustizia simili ai lager con niente sembianze di luoghi di cura.
Posti di reclusione in ogni caso!
Sono consapevole che le lotte soprattutto politiche, hanno portato alla chiusura dei manicomi e alla modificazione dei manicomi criminali. Sono altrettanto consapevole che pure oggi, nell’attuale impoverimento sociale e culturale, assistiamo al ritorno delle psichiatrie delle diagnosi e del farmaco e al riproporsi di sacche di abbandono e di pratiche di violazione dei diritti.
Ex Manicomi, Ex Ospedali Psichiatrici Giudiziari, Carceri…
Tutti luoghi in cui è stato tolto quanto di più sacro all’uomo: la Libertà!
Se pur considero sostanziali differenze tra questi istituti di reclusione, la repressione che li ha accomunati, non poteva e non può essere considerata certamente rieducativa e lo dimostrano i molteplici suicidi, le torture e le grosse carenze di vario tipo. Il carcere rimane sempre un luogo mortificante.
Pessime condizioni igieniche, sovraffollamento, abusi e torture.
Sono ben lontani dall’ essere centri di reclusione in cui chi ha commesso un reato ha la possibilità di espiare la pena in base al reato intraprendendo un percorso educativo e riabilitativo al fine di reinserirsi nella società.
Se facessimo un viaggio nelle carceri del mondo, così come in altri periodi è accaduto di entrare nei manicomi, vedremo i prigionieri trattati come se non fossero esseri umani.
Film già visto!
Il grado di civiltà di una nazione si misura anche valutando lo stato delle carceri e sono poche le nazioni che possono essere considerate civili, compresa l’Italia spesso condannata dalla Corte Europea dei Diritti Umani.
Violenza, sovraffollamento, trascuratezza allontanano da quell’importante obiettivo riabilitativo.
Ecco perchè quel sottile filo che tu hai percepito si assottiglia e si ingrossa, diversità e similitudini divengono nitide per poi sfocarsi subito dopo...un ricordo sbiadito...una mente che rifiuta!...
Durante la resistenza Basaglia aveva conosciuto il carcere come prigioniero politico. La sua prima impressione era stata quella di “entrare in un’enorme sala anatomica dove la vita aveva l’aspetto e l’odore della morte”. Dopo più di quindici anni, Basaglia varca la soglia di un’altra istituzione totale, il manicomio, anche se questa volta come direttore: “Ero dalla parte del carceriere, ma la realltà che vedevo non era diversa: anche quì l’uomo aveva perso ogni dignità umana; anche il manicomio era un enorme letamaio”.