Luciano D’Alessandro: GLI ESCLUSI Fotoreportage da un’istituzione totale 1969 Fotografia in b/n
Libro…Un vocabolo che mi fa ricordare vagamente percezioni ed emozioni presenti e passate, suggestive, a volte uniche. Quando scrivo di un libro è come ritornare al passato, a tutte le volte che quel libro è passato nelle mie mani.
Libri e librerie, due termini per me inscindibili. In questo universo chiamato libreria ogni libro trova il suo posto, quello che gli ho assegnato nel tempo in cui... “rileggere è un’esperienza unica”…
Con i miei libri costruisco rapporti speciali, soprattutto con quelli con i quali trovo un’affinità psicologica e intellettuale e allora entro in relazione con l’autore, con il suo pensiero, le sue parole, le esperienze probabilmente di anni di ricerca che non si dissipano evidentemente in qualche ora di lettura.
Il libro che presento non l’ho ritrovato casualmente tra gli altri, lui ha un posto speciale, perché tra tanti, è tra quelli a me più cari.
E’ un libro importante perché affronta e fa vivere una tematica che tratta in maniera realistica e palpabile anche in chi non ha avuto esperienza in quella effettiva realtà: il manicomio.
Oggi, con ragione, è considerato un libro raro ma per me il valore non è economico ma storico, perché alla storia appartiene.
Bibliofollia. Una grande passione, quasi “un germe di positiva follia!” Memoria storica del passato. Realtà che ha annullato, distrutto, nullificato, abrogato quella che è la parola per me più importante in assoluto: LIBERTA’.
Il libro è GLI ESCLUSI fotoreportage da un’istituzione totale di Luciano D’Alessandro. E’ un ciclo di fotografie in bianco e nero frutto di tre anni di lavoro all’interno del Manicomio Materdomini di Nocera Superiore negli anni 1965-1967, storica e importante fotocronaca sul disagio mentale.
Luciano D’Alessandro nasce a Napoli nel 1933.
All’inizio degli anni cinquanta incrementa la sua passione per la fotografia e frequenta lo studio di Paolo Ricci, in quegli anni punto di riferimento culturale e politico per
molti artisti e scrittori europei. Nel 1952, diventa fotografo professionista e estende la sua passione ai reportage giornalistici; nel 1961, incontra lo psichiatra Sergio Piro che lo introduce nel manicomio di Nocera Superiore e lì dentro inizia il suo discorso sulla condizione manicomiale, facendo parlare le sue foto e ne perora la causa di denuncia. Questo periodo di ricerca determinerà l’esperienza tra le più intense della sua vita. Nel 1969, lo stesso anno in cui esce Morire di classe, a conclusione del suo lavoro nell’ospedale psichiatrico, pubblica il suo primo fondamentale libro, Gli Esclusi, anch’esso molto ricercato, allora oggetto di numerose polemiche, avente lo stesso argomento: la condizione manicomiale. Viene pubblicato dalla casa editrice Il Diaframma e si avvale dello psichiatra Sergio Piro per scrive l’introduzione e del grafico Michele Ketoff. Siamo nel post ‘68, periodo che segna il particolare clima culturale italiano.
Nella copertina spicca il primo piano di un volto dove due occhi in uno sguardo svagato, vuoto, fanno da preludio alle immagini contenute nel libro. Figure umane, ritratti toccanti e commoventi, drammatici e strazianti. Emozioni. Solitudine, che si palesa anche nelle foto di gruppo dove corpi popolano uno spazio. Lui ci fa penetrare nell’anima di tutti quei corpi negati, quegli esseri abbandonati, segregati e dimenticati. Gli esclusi, pubblicato per asseverare e sostenere la contestazione manicomiale, palesando al mondo attraverso la potenza delle immagini, lo stato di solitudine e di violenza nonché della condizione di vita nei manicomi.
Primi piani di volti e di mani, primi piani che comunicano l’angosciosa e drammatica realtà.
Mani meticolose. Mani attente. Mani ruvide segnate dal tempo. Mani a sorreggere la fronte stanca. Mani che si stringono.
Mani strette come a proteggere una presenza o un segreto. Dita che si accarezzano a ripetere movimenti alienati a volte fragili, come le pagine dello stesso libro, che raccontano il passato e le loro storie di vita lontana.
Ho conosciuto molte mani che correvano svelte tanto che sembravano danzare, creando movimenti misteriosi, magici. Mani che hanno donato bellezza e sogni.
La potenza delle foto di D’Alessandro, come fatte da un bravo illustratore che ha saputo catturare l’essenza della realtà. Con esse ci ha lasciato sicuramente
uno spunto di riflessione.
...Scatti di autentica arte, capaci di racchiudere in un clic la disperazione di una vita, la tragedia di una storia, di sintetizzare il “mestiere di vivere”...
La forza poetica dell'immagine.
I suoi libri e le fotografie sono conservati nelle collezioni di fondazioni e di privati italiani e starnieri. Nel 2016 il ritrattista degli ultimi scompare a Napoli.
L’archivio della libreria Marini conserva tutti i negativi delle fotografie, le stampe fotografiche vintage ai sali d’argento e Gli esclusi.
Disse:...”colsi quello che a mio avviso era l’argomento centrale di questo racconto fotografico: la solitudine del malato mentale, rispetto al suo mondo di provenienza,
rispetto agli altri, una solitudine che nasce dalla malattia”…
Come afferma Sergio Piro nella presentazione del libro, le foto riuscirono a cogliere la violenza che su di essi veniva esercitata dalla struttura manicomiale sia con terapie farmacologiche che con quelle maccaniche esercitate dagli psichiatri, a rafforzare quella solitudine e l’esclusione, violenza che predomina nello scatto del fotografo.
Il reportage di Luciano D’Alessandro divenne una forte denuncia di quella situazione. A tal proposito la denuncia di Piro è esplicita, ...“il vuoto totale in cui si trascina l’esistenza dei malati non è il vuoto della malattia come ineluttabile condanna biologica è invece il vuoto dell’apatia, l’inerzia e l’abbandono ha creato in coloro che sono esclusi da qualunque movimento e da qualunque dinamica. Se già lo spazio dell’uomo era ristretto dalla sua alienità, esso viene ulteriormente ristretto dalla violenza e dall’abbandono”...
Gli Esclusi, il primo documento pubblicato a sostegno della contestazione manicomiale.