Non avevo mai riflettuto su fatto che il solo particolare di un muro screpolato potesse sviluppare un pensiero, un concetto. La porta era solo una porta, il muro solo un muro e così via. Ho provato ad osservare il tuo scatto utilizzando il pensiero verticale, quel pensiero che ci porta a comprendere che niente è scontato e che ad ogni effetto corrisponde sempre una causa. Un modo di pensare più orientato verso la conoscenza e la comprensione di una realtà più ampia...e allora...dietro quel muro ho immaginato e intravisto un impedimento, una barriera, un ostacolo, una parete, una testa che sbatte, una storia…
Di questa inquadratura forse ci sarebbe poco da dire se la guardassimo attivando il solo pensiero orizzontale...un muro sgretolato, fatiscente, come la pelle quando si squama, perché secca, disidratata. Ma, oltre il diaframma, in quel muro, c’è qualcosa che vibra e ritrovo tante vite, ho sentito tante urla tra silenzi rassegnati.
Questo muro mi ha fatto subito pensare al tempo, quello che sgretola i muri e toglie la vita, la consuma e lentamente la riduce al nulla. Solo quell’ombra nera che si avvicina, anch’essa screpolata, mi fa sobbalzare e trasalire. Nero, profondamente nero in un corpo rovesciato, come a rivolgere lo sguardo a panorami insoliti, inconsueti, sguardo capovolto a permettere di vedere soluzioni possibili, ribaltare i modi consueti di pensare e sovvertire modelli mentali prestabiliti. Ma si potrebbe altresì immaginare in quel corpo, un arco di luce a far nascere speranze e salvare la mente dall’oscurità del tempo. Ma è solo un’ombra, gli altri sono già andati! Quel corpo dipinto è rimasto intrappolato come rassegnato a lasciare una testimonianza, un segno.
Non mi annoia guardare questi muri perché ho imparato nel tempo a conoscerli anzi, a riconoscerli, quasi fossero familiari. Eppure quei muri siamo stati anche noi, questi muri hanno rappresentato le difficoltà affrontate da chi non ha avuto la possibilità di ri-varcarli, muri costruiti dalla paura, dalla sofferenza. Muro che il tempo ha sgretolato così come ha sgretolato quelle vite negate che oggi imbarazzano i nostri animi. Muri troppo alti. E allora, sprazzi di dolorosa impotenza ricoprono i nostri ricordi per quelle macerie lasciate alle spalle.
Muri nel tempo imbrattati da tanti messaggi, muri che hanno ascoltato poesie e dialoghi, muri che hanno accolto disegni...ma che poi tante mani di vernice, han portato via le loro preghiere e le loro deprecazioni.
In questo tuo semplice tratto di muro ho rincontrato occhi malinconici e occhi ridenti. Ho gridato tanti nomi ma quel muro se li ha divorati.
Solo quel corpo rovesciato, lì, a ringraziare l’intrusione del fotografo a fargli compagnia.