Per quanto di per se affascinante sia la sala di questa antica dimora, la tua fotografia ci restitusce tutta la sua bellezza. Nello scenario di un equilibrio perfetto di linee e di forme, mi arriva il rimando di un luogo invitante, armonioso, benché paradossalmente di uno spazio vuoto. Nella memoria storica dimora nobiliare, scuola e centro di benessere, conserva nella percezione del suo vissuto l’atmosfera di casa accogliente, serena e confortevole. Si potrebbero immaginare tante stanze e corridoi e una scala che dolcemente accompagna al piano superiore anch’esso con tante ambientazioni che raccontano di tante vicissitudini familiari. E perché no una scuola? Uno scenografico allestimento di luci ad illuminare aule dalle volte altissime all’interno di questa struttura rigidamente geometrica con le volte a botte e banchi che odorano di scuola e tante teste chinate su essi. Oppure un grande e lussuoso istituto termale per fantastici trattamenti di benessere magari terapeutici per allontanare lo stress e rimettersi in forma. Qualsiasi sia stata la destinazione è appartenuta sicuramente alla cultura del bello, da ammirare con delicato incanto. Tutto di questa bella immagine ispira ad osservare la sua compostezza nelle linearità geometriche che nella tua inquadratura riescono a formare equilibrio. Persino la luce, naturale o data dallo scatto ha dato vita a questo spazio. E’ contradditorio che il mio occhio nell’osservare veda equilibrio in una foto senza oggetti. Direi illogico, a meno che il fotografo nell’inquadrare la scena sia riuscito a crearlo.
Ogni volta che mi soffermo ad osservare una tua foto mi stupisco da come l’immagine venga letta dal cervello. Sicuramente, come spesso avviene, hai saputo rendere quello spazio protagonista della storia della foto. Le tue immagini non si fermano ai miei occhi ma entrano nella galleria delle mie emozioni creando una reazione affettiva.
Semplicemente come ribadito altre volte non sono una critica ma parlo per emozioni e quando uno scatto mi coinvolge, mi consente di darle una mia interpretazione della realtà, mi emoziona, semplicemente mi ha regalato qualcosa. Io ho potuto dialogare con lei e lei con me.
Però c’è una sedia, nascosta e quasi invisibile, senza nessuna personalità, la chiamerei comunque la sedia della felicità come omaggio al bello e la inviterei, in questo viaggio immaginario, ad essere la voce narrante della storia.