VENTIDUE ANNI FA CHIUDEVA VILLA CLARA

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18/03/2020 10:32:30
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VENTIDUE ANNI FA CHIUDEVA VILLA CLARA

Era il 18 marzo del 1998, ventidue anni fa quando gli ultimi degenti lasciavano Villa Clara e quell’immenso cancello si chiudeva per sempre lasciando alle spalle quella dolorosa e drammatica cornice di tante storie di esseri umani.

Padiglione semiagitate

Erano I primi anni novanta quando assieme ad altre donne impegnate nella politica e nel sociale, e con l’associazione dei familiari dei sofferenti psichici, presentammo una petizione per la mancata attuazione della legge di riforma psichiatrica del 13 maggio del 1978 n.180, per la tutela della salute mentale, legge che impose la chiusura degli ospedali psichiatrici ma che, come tanti altri ospedali psichiatrici d’Italia anche Villa Clara continuava a restare in funzione.

Il manicomio di Cagliari fu costruito nei primi del novecento su una spaziosa tenuta agricola nella località di Monte Claro in cui era già esistente una villa, dimora di un ricco banchiere, che diventò poi la residenza del direttore. Lo spazio tutt’attorno venne utilizzato per consentire la terapia del lavoro il cui ricavato garantiva il sostentamento autonomo del manicomio poiché i frutteti, vigneti e orti coltivati producevano non solo cibo per I degenti ma anche prodotti che venivano venduti e il cui ricavato fu fonte di ulteriori guadagni. La struttura manicomiale venne costruita sul prototipo degli agli manicomi europei rifacendosi al modello del villaggio, con vari padiglioni collegati da vialetti e tutt’intorno alte mura di cinta. In cento anni di apertura Villa Clara ha ospitato più di 16mila persone.

Struttura che ospitava la Direzione

Era il gennaio del 1991 quando ricevetti la lettera dal Consiglio Regionale della Sardegna in cui mi comunicavano che la giunta regionale si impegnava ad accogliere il contenuto della petizione e in particolare a dare piena attuazione, in Sardegna, alla legge di riforma. Battaglia che ha avuto un senso importante e che ha contribuito al raggiungimento di quella tappa fondamentale del processo di democratizzazione della società italiana e di riconoscimento della dignità delle persone e dei loro diritti civili.

Ero lì presente quel 18 marzo quando due auto portavano via gli ultimi pazienti. Chiudeva il cancello senza però trovare una soluzione ai malati liberi ma privi di aiuto e innegabilmente incapaci di reinserirsi nella società. Fu comunque una grande emozione.

Gli ultimi pazienti lasciano Villa Clara

Tutto il materiale documentale riguardante il manicomio e i pazienti è depositato presso l’Archivio di Stato di Cagliari.

L'archivio è costituito dai fascicoli personali dei ricoverati, dai registri d'ingresso e dalle rubriche alfabetiche ad essi collegati. Nei fascicoli sono confluite: ordinanze di ricovero corredate dalle relazioni dei medici di famiglia, dalle lettere dell'ammalato mai spedite e da quelle dei familiari al direttore, dalla corrispondenza tra l'ospedale e la Provincia di Cagliari o il municipio di soccorso o altri enti ancora, quali il Tribunale o il Ministero della difesa; così pure l'intera storia clinica dei pazienti, riassunta nella tabella nosologica e nella cartella clinica compilate dai medici.

Oggi Villa Clara è stata riqualificata e ospita non solo la bellissima e moderna biblioteca, la Provinciale dedicata ad Emilio Lussu, ma anche uno dei più bei parchi cittadini di Cagliari, il parco di Monte Claro, polmone verde e meta degli amanti dello sport all’aria aperta adornato da lecci, laghetti e graziosi ponticelli di legno che permettono di arrivare da un lato all’altro del parco, abitati da anatidi. Le strutture furono acquistate dalla Asl che scelse di ristrutturarle e trasformarle nella “Cittadella della Salute”.

Si chiude per sempre il cancello
19/03/2020 10:15:17
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R: VENTIDUE ANNI FA CHIUDEVA VILLA CLARA

Buongiorno a tutti

Anche io abito nei dintorni di Cagliari, conosco bene l'ex ospedale, la sua dismissione ha contributo a rendere luoghi di sofferenza in luoghi fruibili da tutta la comunità, è però appropriazione indebita; è mio parere che la riforma psichiatrica così come è stata attuata, almeno qui in Sardegna, abbia si restituito la libertà ai degenti presenti nell'ospedale psichiatrico, ha però nel contempo privato gli stessi degli ambienti, gli unici nella maggior parte dei casi, in cui avevano esperito il loro vissuto: qualcosa di molto vicino, per loro, ad essere percepito come casa.

Siamo ancora in tempo: restituiamo parte di questi spazi alle cure psichiatriche, dotiamo il territorio di servizi adeguati, anche residenziali, dove si possano attuare non solo interventi sanitari, ma anche e soprattutto mettere a disposizione dei sofferenti psichici luoghi che favoriscano scambi sociali in ambienti protetti.

La riforma ha nei suoi principi cardine l'integrazione nella società dei sofferenti, facciamo in modo che questi si riapproprino degli spazi che furono di segregazione e trasformiamoli in luoghi di scambio, di crescita, in mezzo alla città e in mezzo ai cittadini.