DIALOGO TRA IL FOTOGRAFO E IL SOGGETTO – OVVERO - LEI CHE OSSERVA ME!
LEI: Anche tu quì? Vengono tanti pellegrini, stranamente non col rosario in mano...ma con una fotocamera. Quì nessuno fa più gli onori di casa, sono rimasta sola.
LUI: Io sono Rodolfo, anch’io faccio fotografie, le faccio da che avevo 15 anni e nel corso del tempo sono diventato anche un bravo fotografo. Vedi, tu sei la chiesa più famosa nel mondo degli urbex e non potevo non conoscerti.
LEI: Quindi è la tua curiosità e il tuo spirito di osservazione che ti portano a questa avventurosa esplorazione?
LUI: Già. La fotografia e la documentazione storica sono gli elementi essenziali di questo mio interesse. Visito fabbriche, ville, manicomi, chiese, tutto ciò che è abbandonato, senza però infrangere la legge. Il mio proposito è di proteggere e al contempo far conoscere le meraviglie come te.
LEI: Fai anche tu parte quindi di quel movimento di persone che vanno alla ricerca di luoghi da scoprire, luoghi abbandonati dagli uomini e carichi di mistero? almeno così dicono. Ho osservato negli anni tante persone dietro la mia storia, persone che cercavano di capire prima di fotografare, come se occhio e pensiero intrapprendessero un’avventura.
LUI: Trascorrerò con te qualche ora e non vorrei tu pensassi che son qui solo per ricevere. Voglio lasciarti qualcosa di me, perchè sono convinto che per fare una incantevole foto sia necessario avere un messaggio da trasmettere. Ti sarò grato se mi insegnerai a raccontare la tua storia perchè anche chi non avrà modo di ammirarti potrà attraverso me conoscerti. Io sarò il tuo narratore.
LEI: Sono stata una chiesa vicino alla gente, ai dimenticati, agli abbandonati, persone che avevano la fede in Dio e sono stata per loro un luogo di gioia e qualche volta di tristezza. Il silenzio mi ha spesso accompagnata, quello che tu adesso senti, un silenzio che fa gridare il cuore ma che ti fa ravvisare i pensieri da accogliere e fermare. Quello stesso silenzio che accogli quando ti fermi a fotografare il cielo.
LUI: Come potrà la mia fotografia raccontare il silenzio? Come potrò raccontarti facendoti entrare in me? Voglio raccontare della tua bellezza, quella passata e quella presente, un presente che procede con estrema lentezza. Parlami ancora di te.
LEI: Sono stata costruita circa ottanta anni fa, quando una Madonna apparve ad una pastorella. Sai perché mi chiamano la chiesa blu? Per i favolosi giochi di luce dati dai vetri delle mie vetrate... quando il sole ci rimbalza contro, a loro volta rimbalzano sulle antiche mura. Se percorri la navata centrale, l’unica appunto, avrai modo di vedere il grande crocefisso sospeso sull’altare e poche statue, nessun ornamento. Questa è una chiesa semplice nel suo blu ultraterreno. Avrai la sensazione che per me il tempo si sia fermato, quello stesso tempo che ha preservato la mia antica bellezza.
LUI: Mi trovo in accordo con te perchè sto vivendo appieno la tua bellezza e sono fiducioso che i miei scatti sapranno comporre delle immagini in grado di trasmettere le sensazioni che proverò in quel particolare momento. Mostrare la fotografia significherà anche raccontare qualcosa di me, qualcosa del mio mondo interiore...sai, fare fotografie mi consente di esplorare la mia interiorità.
Con questa mia visita vorrei riuscire a ridarti la vita, darti un mio significato, voglio raccontare il tuo silenzio che aiuta a discernere i pensieri, quelli di tanti che hai accolto nel tempo e li hai trattenuti, quelli che le persone ti hanno affidato, voglio saper descrivere la melodia dell’organo che accompagnava con la musica più bella la benedizione. Perché tutto ciò è nelle mie emozioni mentre ti osservo.
LEI: Sono una chiesa blu sperduta nel nulla e ogni qualvolta qualcuno arriva, sento che restano senza fiato come se trovassero questo luogo magico e incantevole.
LUI: Anch’io provo questo sentimento.
LEI: Ti ho osservato. Ho visto il tuo sguardo osservatore e curioso ed una particolare attenzione per ciò che ti ha circondato. Ho toccato le tue sensazioni ed ho fatto miei i tuoi attimi di felicità. Ti ho visto arrampicarti sopra le panche per meglio catturare angoli particolari. Ho visto la tua emozione e sono certa che tu sia riuscito a riprodurre e trasmettere l’eccitazione del momento dello scatto. Ma...avrai raggiunto il tuo obiettivo se sarai stato in grado di non privarmi della mia bellezza, del mio suono, del mio odore. Del mio fascino.
L’ho sentita parlare. Le hai ridato vita. Adri