Le fotografie parlano...basta saperle ascoltare…
Abbandono del luogo del sapere. Spesso sogniamo i banchi di scuola perchè è li che abbiamo provato le nostre prime emozioni importanti, è li che abbiamo fatto esperienze ed è li che abbiamo formato la nostra personalità. Un periodo della vita che si ricorda con nostalgia.
Nel vivere la foto, sono andata alla ricerca di un qualcosa difficile da focalizzare, come se cercassi me stessa nel mio vissuto ancorato e agganciato ai ricordi, come una fotografia che il trascorrere del tempo ha fatto perdere di lucentezza del colore diventando sbiadita. Nelle tracce di memoria ho osservato i dieci bimbi seduti nei dieci banchi...i banchi...dove hanno coltivato amicizie e maturato valori. Quì il tempo è assente come il vuoto delle pareti spoglie di ogni cosa, quel vuoto che ha acconsentito alla solitudine di occupare il posto di quella parte mancante. Ora è solo silenzio. Non sempre e non per tutti quel periodo è stato un periodo felice. Ho rivissuto la mia fragilità di bambina. Nessuna di quelle sedie poteva essere mia perchè nella prima e seconda elementare la cattedre con la maestra era il mio banco. Ma alla terza arrivò per lei il tempo della pensione e provai allora il senso di solitudine e fragilità che ho vissuto ora guardando questi banchi vuoti. Decisi che per me era arrivato il tempo di concludere i miei studi. A otto anni ero riuscita a non farmi neppure classificare a causa delle tantissime assenze. E’ stata solo una fase della mia vita. Le fotografie si impossessano di noi...quante emozioni questa fotografia mi ha fatto vivere e paradossalmente l’ho vista piena. Piena di significati.
Il rumore del silenzio
“Ho bisogno di silenzio
come te che leggi col pensiero
non ad alta voce
il suono della mia stessa voce
adesso sarebbe rumore
non parole ma solo rumore fastidioso
che mi distrae dal pensare”
Alda Merini