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La via del Ferro
“La via del ferro”
Lo sfruttamento intensivo di questa valle bresciana iniziò in epoca romana, con i prigionieri condannati ad metalla, ovvero ai lavori forzati all’interno delle gallerie, e raggiunse l’apice durante il Rinascimento, periodo in cui il ferro arricchì i mercanti della Repubblica di Venezia, mentre abili artigiani e incisori fabbricavano armi da taglio e da fuoco per gli eserciti. Dalla seconda metà dell’Ottocento, i giacimenti divennero proprietà di società industriali che portarono alla nascita di importanti fabbriche metallurgiche e di armi. Ben presto però, la miniera iniziò a fornire principalmente solfuri misti dai quali si ricava lo zinco e il piombo.
Dopo una produzione continuativa e sufficiente al fabbisogno interno, nella seconda metà del XIX secolo emersero i limiti dello stato di arretratezza dei sistemi e dei macchinari. Ciò condusse a un crollo della produzione mineraria nella zona all’inizio del XX secolo, il quale riprese solo tra gli anni ‘50 e ‘60 con la Società Anonima Mineraria Prealpina che incentivò la produzione di fluorite e siderite per l'elettrosiderurgia. In questo periodo l’industria mineraria garantì il più lungo periodo di attività e sicurezza lavorativa ai numerosi abitanti della valle.
Il declino innescato dall'aumento dei costi e dalla diminuzione della domanda prese inesorabilmente avvio all'inizio degli anni Settanta, anni in cui solo le battaglie dei minatori per la difesa del proprio posto di lavoro impedirono la chiusura. Dopo anni di cassa integrazione, nel 1999 la miniera, ultima attiva nel bresciano, chiude i battenti, oscurando per sempre le gole rocciose ma lasciando ancora ben acceso negli occhi di molti il ricordo.