"La Colonia degli Orrori"
Tra boschi fitti di abeti e pini, si scrissero diverse pagine di storia, nella sanguinosa primavera del 1945, all'alba della Liberazione, fra nazifascisti in fuga e partigiani insediati, particolarmente numerosi e attivi in queste vallate.
Nella Colonia fino a pochi anni prima, c'erano centinaia di bambini meno abbienti mandati in vacanza dal regime fascista. Lontana dalle vie di comunicazione, nascosta dalla vegetazione alla ricognizione aerea, facilmente difendibile, rappresenta un grande e sicuro covo per i partigiani comunisti delle brigate garibaldine.
Oltre che sicuro rifugio per i partigiani, la colonia diventa un terribile luogo di detenzione e tortura per i civili sfollati in zona, e anche per militari della Rsi che vi vengono trascinati.
Nessuno ebbe salva la vita, civili benestanti ammazzati dopo aver dato, inutilmente, i loro averi, soldati tedeschi, militari della Repubblica Sociale Italiana, presunte spie fasciste, il piombo veniva distribuito ad insindacabile giudizio.
Per anni i contadini e i boscaioli trovarono resti umani fra gli alberi. Qualcuno consegnò alle autorità i ritrovamenti, ma la maggior parte andò disperso.
Il mio pensiero va a quelle centinaia di morti, torturati, umiliati ed ammazzati senza pietà, lasciati a marcire fra gli aghi di pino e le pigne, in grandi fosse comuni, senza una lapide o una croce, senza una preghiera e un fiore, sparsi sul terreno per la grande foresta, lontano dalle loro famiglie addolorate.