“Rosa Lullaby” è il viaggio e il canto, la poesia e la memoria di un uomo che intende ridare un nome e un volto a chi per troppo tempo, quasi per una vita intera, è rimasto senza una storia da raccontare o un pubblico a cui narrarla. Lo spettacolo nasce in collaborazione con il Centro promozione per la salute “Franco Basaglia” e rientra nel progetto per la costituzione di un Archivio della memoria orale dell’Ospedale Neuropsichiatrico aretino.
A quarantacinque anni Aldo diventa padre. Aldo è un uomo “normale” con una vita “normale” ma con un passato e una storia che normali non sono: Aldo è “figlio del manicomio”, nato da due pazienti dell’ospedale psichiatrico di Arezzo. Aldo è figlio di due matti.
Dei suoi genitori Aldo non sa nulla, non ha mai voluto sapere nulla. Affidato poco dopo la nascita a genitori “altri”, al di fuori dalla struttura manicomiale, per tutta la vita non ha fatto che affermare la sua “normalità”, volendo dimenticare, apparentemente riuscendoci, tutto delle proprie origini.
Nel frattempo ha avuto luogo quella straordinaria stagione riformista che coinvolge molti istituti psichiatrici, quello aretino in prima fila, definitivamente chiuso con la riforma della legge 180 del 1978.
Da quella legge sono ormai passati trenta anni, il tempo di una generazione, ma è solo con il raggiungimento della tanto desiderata paternità che Aldo si sente spinto a riannodare, sulle note di una ninna nanna antica che emerge dalla sua memoria, il proprio vissuto a quello di coloro che in un momento d’amore gli hanno dato la vita, seppure all’interno di una struttura segregante e sotto l’etichetta dell’insanità mentale.