Da Il Secolo XIX
Che fine ha fatto il Presepe dell’ex manicomio di Pratozanino a Cogoleto? E’ un presepe costruito in legno cartapesta e carta. Fragilissimo eppure potente. Molto vasto. A rappresentare le varie stanze, i diversi momenti di quelle orribili giornate, una interminabile tragedia scandita. Il dormitorio, l’infermeria, l’obitorio, i bambini ricoverati, la stanza dell’elettrochoc. Anche Gesù, anche San Giuseppe, La Madonna e i pastori. Ma soprattutto la rappresentazione fisica, colorata, dolentissima della loro sventura. Il presepe si trova ancora oggi su ampie tavolate nei fondi di uno dei padiglioni di Pratozanino, oramai passato (l’intero complesso) dalla Asl ad una immobiliare di Fintecna. Fondi che sono stati allagati anche nell’ultima alluvione ai primi di ottobre, dieci centimetri d’acqua non di più.
Il presepe non ne ha risentito, anche se qualcuno delle decine di statuine è caduta, altre sono un po’ rovinate. Ma è un degrado che è cominciato tempo fa. Il presepe era stato costruito dai malati nei primi anni Ottanta sotto la guida di un artista Bruno Galati. Aveva seguito lo svolgimento dei vari siparietti dove si snoda l’universo del manicomio lo psichiatra Cosimo Schinaia. Lo stesso aveva fondato insieme a Giovanna Rotondi Terminiello, a suo tempo soprintendente ai Beni Artistici e Storici, una associazione atta a tutelare il patrimonio artistico di Pratozanino. Vincolato dalla Soprintendenza, a tuttoggi. Patrimonio costituito dal presepe appunto, ma anche dagli affreschi e dalle pale d’altare della chiesa dell’ex manicomio opera di Gino Grimaldi. Un degente, vissuto e morto nell’ex manicomio, uno schizofrenico che da ragazzo aveva frequentato l’Accademia aveva affrescato cappelle e ville gentilize e che prima di ricoverarsi, perché braccato dalla malattia, aveva speso tutto in colori tavolezze e pennelli per essere sicuro che là dentro non le sarebbero mancati gli strumenti per la sua arte.
Le sue opere sono fantastiche, fittissimo intreccio di figure e decorazioni, un horror vacui segno palese della sua malattia, meglio definito dallo psichiatra Cosimo Schinaia “Bourrage” cioè “produzione grafica di certi psicotici che riempivano interi fogli di carta con una infinità di parole e di segni, per rispondere anche alla esigenza di riempimento di significato esistenziale, di difesa dell’ anima creativa altrimenti inaridita.” Anche la chiesa, con questi suoi capolavori del secolo scorso, è diventata proprietà dell’immobiliare. E’ stato ristrutturato il tetto e quindi le opere d’arte sono in sicurezza ma non è dato sapere quale sia davvero la loro condizione perché nel cantiere non è possibile entrare. Per motivi di sicurezza, dicono i proprietari. Così come non è possibile rivedere il presepe. Che, ci assicurano non è degradato più di tanto. Ma certo è in stato di abbandono. Anche il presepe manufatto di dolore, ma anche una produzione artistica, arte povera ma di forte impatto emotivo, è di proprietà dell’immobiliare. I vincoli non consentono che né il presepe né gli affreschi subiscano mutamenti e spostamenti.