E' capitato casualmente, stasera, mentre guardavo le fotografie scattate ieri. Sono stata nell'ex ospedale riabilitativo M. due volte ed ho notato come il nostro stato d'animo (determinato da fatti esterni all'esplorazione, e quindi scevro di suggestioni) possa influenzare i nostri modi di rappresentazione tramite la fotografia. Personalmente preferisco giocare con le tonalità direttamente con le impostazioni della camera, senza post-produzione, così che mi ritrovo più 'versioni cromatiche' dello stesso soggetto: scelgo poi quella che sembra la pià fedele al luogo, ma è davvero così?
In 'La storiografia contemporanea', lo storico Peter Burke, riporta un saggio di Ivan Gaskell dal titolo 'la storia delle immagini'. Gaskell non dimentica di citare la fotografia come nuova arte alla quale è attribuito, erroneamente, il primato di presentare 'ciò che è e ciò che appare'. Infatti, è lo stesso occhio del fotografo (e in questo caso fotoamoamatore) che comanda la sua rappresentazione, non viceversa.
Le due fotografie che seguono ne sono un esempio:
la prima ha delle tonaltà decisamente più scure, specchio di un periodo nero.
Questa scattata due giorni fa è decisamente più luminosa...
Elvira Macchiavelli