Una mostra di acqueforti ispirate alla storia del manicomio di Volterra!
Paola Gioli, ormai da molti anni si dedica alle incisioni, come scelta principale, ma anche all’acquerello ed alla pittura su vetro. Questa volta ha scelto un soggetto delicato e molto discusso a Volterra e che riguarda la vita e il lavoro dei ricoverati dell’ospedale psichiatrico. Nella città etrusca le “Officine della follia” hanno caratterizzato la “monocoltura” della assistenza a vari livelli di intensità, fino al reparto giudiziario (che aveva ospitato 1.200 ricoverati-detenuti) insieme alle strutture per corrigendi, capaci di accogliere 700 giovani provenienti, anche questi, da molte parti d’Italia e aveva ospitato altre forme di accoglienza per persone svantaggiate.
Senza spirito polemico e con intento iconografico, l’autrice ha illustrato i momenti della vita del ricoverato, dalla solitudine all’ergoterapia (cura attraverso il lavoro) fino al superamento della rigida condizione di internamento, “verso la libertà” quella libertà di espressione,di comunicazione, di relazioni comunitarie e affettive, riconquistate anche a Volterra tramite scelte esemplari, sacrifici e lotte politiche, culturali, scientifiche.